Tutti pazzi in casa mia nasce dal copione di Un’ora di tranquillità (Une heure de tranquillité, 2013) del commediografo Florian Zeller (1979). Lo spunto è flebile e ha al centro un dentista più che benestante che abita in un grande appartamento in uno dei quartieri più esclusivi di Parigi. E’ appassionato di musica jazz e, un giorno, trova su una bancarella del mercato delle pulci di Clignancourt, un disco prezioso che non sperava più di possedere: Me, Myself and I del clarinettista Neil Youart.
Per la cronaca si tratta di un musicista di fantasia e di un titolo che cita evidentemente lo spirito del protagonista. Compera il prezioso reperto e corre a casa per goderselo in santa pace accentuano ancor più l’egoismo e l’indifferenza che riserva a moglie, figlio, amante e cameriera. Non pensa neppure per un momento di ascoltarlo con il padre, un anziano strumentista che lo aveva iniziato a questo tipo di musica e che ora se ne sta solo e semidemente in una casa di riposo. Purtroppo per lui le cose non andranno per il verso sperato. La moglie ha scelto proprio quel giorno per confessargli un antico tradimento da cui è nato il loro unico figlio, l’amate è preda a rimorsi per aver tradito la fiducia di sua moglie di cui è una delle migliori amiche, il figlio ha deciso di portare i casa una famiglia numerosa di vietnamiti sans papier. Senza dimenticare che la cameriera prende sul serio il fatto che l’ha messa in libertà, il suo migliore amico – padre biologico del figlio – si presenta alla porta per chiedere ancora una volta soldi, l’operaio - sedicente polacco - ingaggiato in nero per ristrutturare la casa si rivela un portoghese che nulla sa di lavori d’idraulica e muratura, il tutto mentre un vicino impiccione, lui sì polacco, gli porta in casa un bel po’ di inquilini chiamati a celebrare la festa del buon vicinato. In altre parole una di quelle classiche commedia boulevardier di cui i francesi sono maestri e che, una volta trasferita sul grande schermo si candida ad un successo grande e piacevole.