Le Transperceneige (Il perfora neve) è il titolo di una racconto a fumetti in tre parti scritto dai francesi Jacques Lob, Benjamin Legrand e disegnata da Jean-Marc Rochette. E’ una storia di fantascienza sociale ambientata in un futuro prossimo venturo quando la terra, avvolta da una cappa mortale di gelo, sarà percorsa da un treno indistruttibile che corre su una linea ferroviaria che circonda il pianeta.
Un mezzo sferragliante e velocissimo che non si arresta mai, corre a velocità folle trainato da una locomotiva mossa da un’energia illimitata e può perforare ogni barriera di ghiaccio che si frappone alla sua corsa. E ‘una sorta di modera Arca di Noè composta da una lunga teoria di vagoni che rappresentano un ordine sociale classista e inviolabile. In testa c’è l’inventore del mezzo, l’enigmatico Wilford che abita e governa la locomotiva regnando sull’intero convoglio, poi una teoria di vagoni abitati da viaggiatori di prestigio decrescente a seconda delle possibilità economiche, sino alle ultime carrozze stipate di poveri che non hanno pagato il biglietto, ma sono usati come servi e pezzi di ricambio. La loro sottomissione è affidata a militari crudeli che obbediscono ciecamente agli ordini di una donna che funziona da segretaria operativa del potente padrone. E’ un’immagine classista del mondo, progettata da un padrone che ha ridotto a misura economica ogni valore umano. Un viaggiatore di uno degli ultimi vagoni organizza una nuova rivolta, altre due sono fallite, guidando un manipolo di ribelli che tenta di risalire il treno, dalla coda alla testa. L’operazione riuscirà anche a costo di molte perdite su entrambi i fronti, ma riserverà una sorpresa finale abbastanza prevedibile. Il sudcoreano Bong Joon-ho ha tratto Snowpiercer (traduzione inglese del titolo francese) da questo fumetto facendone un film supertecnologico (il più costoso mai realizzato nel suo paese) in cui le immagini computerizzate e le scene sanguinolente finiscono per contare assai più della metafora sociale. Una lunga storia, oltre due ore di proiezione, in cui la regia riesce a mantenere alta la tensione, ma lo fa più con le meraviglie consentite dai computer e le alluvioni di sangue che non con la riflessione o la metafora. Un buon film spettacolare, ma niente di più.
