Yorgos Lanthimos e un giovane regista greco, è nato nel 1973, che ha una solida fama nel cinema sperimentale e nella danza filmata. The lobster (L’aragosta), un cast stellare e premio per la miglior regia all’ultimo Festival di Cannes, è la sua quinta opera narrativa e parte da una situazione decisamente fantastica.
In un futuro prossimo venturo è vietato essere soli. Se uno non ha un compagno, una compagna o è stato lasciato dal partner è arrestato e trasferito in un albergo, molto simile a una prigione, in cui dominano regole rigide la cui trasgressione è punita in modo crudele. Gli si concedono quarantacinque giorni per trovare una persona a cui accompagnarsi altrimenti verrà trasformato in un animale di sua scelta. E’ quanto capita a David che, rimasto senza partner, finisce in questa sorta di lager da cui fugge per evitare la scelta tra diventare un animale o unirsi ad una donna che non ama. Si aggrega a un gruppo di resistenti, I Solitari, e qui scopre che le regole di comportamento sono ugualmente crudeli nel senso che presso questi oppositori del sistema è proibito dare sfogo ai sentimenti con un’altra persona, pena la morte. Troverà l’anima gemella, una donna che è stata accecata dalla responsabile del gruppo per aver osato amare un uomo e, per essere pari alla nuova compagna, deciderà anche lui di togliersi la vista. Riassunta in questi termini la vicenda potrebbe anche sembrare interessante e densa di motivi di riflessione. Purtroppo sia per la monotonicità della recitazione di Colin Farrell, interprete principale, sia per la ripetitività delle situazioni proposte dalla regia sia, infine, per la genericità con cui il discorso è condotto il film naufraga nell’ovvio e apre non pochi varchi alla noia. In poche parole un’occasione perduta.