Con Le due vie del destino - The Railway Man il regista australiano Jonathan Teplitzky porta sullo schermo la storia di un militare inglese costretto, assieme a molti altri prigionieri e alla gente più umile del luogo, a partecipare, nel 1942, alla costruzione della ferrovia che doveva collegare Tailandia e Birmania. Aveva già girato, nel 2011, Burning Man, una commedia drammatica e romantica, qui continua a privilegiare queste due componenti narrative e riduce la storia vera di Eric Lomax a una love story in cui quel periodo della vita del reduce appare come terribile incubo in numerosi flash back.
Questa vicenda racconta la stessa guerra, la stessa drammatica avventura vissuta dagli eroi di David Lean ne Il ponte sul fiume Kway (The Bridge on the River Kway, 1957) ma questo cineasta si occupa soprattutto d’amore, realizzando un polpettone su sfondo bellico funzionale ma non particolarmente interessante. A differenza del medico creato da Noël Coward qui il protagonista viene ostacolato non da due matrimoni, ma dai fantasmi del passato che lo precipitano nella classica sindrome post-traumatica da stress. La scelta degli sceneggiatori è di occupare fin troppo tempo per fare vivere quel dramma, la violenza dei nipponici contro i prigionieri, la fame, la fatica, le uccisioni di chi si ribellava, la morte di chi non riusciva a resistere a quelle condizioni inumane. Nelle quasi due ore del film forse sarebbe stato più interessante dedicare più tempo ad altri aspetti ben raccontati nel romanzo. Grazie alla bravura di Colin Firth, sempre pronto a dare il massimo per qualsiasi personaggio che interpreta, e a Stellan Skarsgård, che rivive i drammi di quegli anni per aiutarlo a uscire da quell’incubo, la vicenda regge. Minore l’apporto di Nicole Kidman quale innamoratissima moglie che fornisce una prova poco sopra i livelli sindacali. Il film racconta delle decine di migliaia di giovani soldati fatti prigionieri di guerra dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore ed in particolare di Eric Lomax, ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie. Spedito a lavorare alla costruzione della celebre Ferrovia della Morte, in Tailandia, è testimone di inimmaginabili sofferenze. Sopravvissuto per miracolo alla guerra, perseguitato dall’immagine di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo. Parecchi anni dopo incontra la donna dei suoi sogni proprio in treno, si sposano e lei cerca di entrare nel passato del marito per fargli superare i suoi traumi, ma, forse, erano meglio gli incubi che la realtà cui devono far fronte.