Il cinema americano è capace da sempre di trasformare in spettacolo gravi temi sociali. Gran parte dei film statunitensi degli anni quaranta e cinquanta testimoniano questa straordinaria abilità di tenere assieme sensibilità civica e appetibilità per il grande pubblico.
Money Monster – L’altra faccia del denaro, dell’attrice e regista Jodie Foster, è l’ultima testimonianza di questa abilità. Un giovane rovinato dai giochi di borsa riesce a entrare nello studio televisivo in cui un popolare conduttore conduce una trasmissione settimanale in cui propina agli investitori consigli su come impiegare il loro denaro. Qualche settimana prima ha consigliato l’acquisto dei titoli di un’azienda che, negli ultimi giorni, ha perso ben ottocento milioni di dollari di capitale, causando la rovina di migliaia di risparmiatori. Il giovane costringe il conduttore ad indossare un giubbetto esplosivo, lo tiene sotto tiro con una pistola e minaccia di far esplodere l’intero palazzo. Arrivo in massa di polizia e inizio di una trattativa che si concluderà con la rivelazione che dietro il clamoroso tonfo borsistico si si nasconde una speculazione su una miniera Sudafricana sventata dalla resistenza dei lavoratori e dei loro rappresentanti. L’obiettivo è la denuncia della rapacità e la disonestà del capitalismo d’assalto che fa carne da macello del cosiddetto parco buoi che ancora si fida dei listini di borsa. La parte migliore del film è nelle poche scene esterne allo studio in cui la regista coglie, purtroppo fuggevolmente, le reazioni di quanti assistono in bar e uffici alle riprese in diretta dell’evento alternando ironia e partecipazione, indifferenza e solidarietà. Un film a suo modo avvincente e illuminante.
