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A Serious Man ··· A Serious Man ··· Hot

A Serious Man ···
I fratelli Joel Coen, Ethan Coen non firmano mai film banali. La loro cifra stilistica predilige la commistione fra ironia, qualche volta vera e propria farsa, e impietoso sguardo sulla precarietà e il non senso della condizione umana. Qualche volta la nota ridanciana ha preso il sopravvento sul dramma - Il grande Lebowski (The Big Lebowski,1998), Fratello, dove sei? (O Brother, Where Art Thou?,2000) - in altri casi è avvenuto il contrario - Fargo (1996), Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2007) - ma mai come nel caso di A Serious Man (Una persona seria) il taglio è stato tanto nettamente improntato allo scetticismo e al pessimismo.

Larry Gopnik è professore di fisica in una piccola università, da qualche parte nell’America profonda. È il 1967 e tutto sembra marciare sui binari di una sonnacchiosa normalità, anche se iniziano a intravvedersi i segni di un uragano – nel finale arriverà un vero fenomeno atmosferico – che si annuncia: i ragazzini fumano marijuana e ascoltano musica rock (Jefferson Airplane), le famiglie esplodono, le autorità religiose sono in confusione (il più importante dei rabbini, quando sarà chiamato a pronunciare le parole di augurio a un giovane che ha appena compiuto il Bar mitzvah, non troverà di meglio se non elencare i membri di un complesso musicale di successo), la violenza e il sesso iniziano a essere merce corrente (il vicino fanatico delle armi, la vicina che prende il sole nuda). In quest’atmosfera tesa il protagonista del film va incontro a una serie continua di guai: la moglie lo lascia e pretende se ne vada da casa, i figli lo snobbano, il lavoro è dominato dalla precarietà, i rabbini cui si rivolge farfugliano o non lo voglio ascoltare. Le linee direttrici del futuro che si annuncia sembrano segnate dalla normalità della droga, dal crollo dei vecchi valori, dall’ossessione del denaro (il fratello che impazzisce nel tentativo di trovare un metodo sicuro per vincere al gioco d’azzardo). È un mondo che marcia a grandi passi verso la follia e l’incomprensibilità e davanti al quale non rimane che accettare ciò che capita e sperare nel meglio senza certezze né morali né religiose. In questo la storia si lega e trae alimento dal prologo, apparentemente stravagante, in cui, in uno shtetl polacco della fine ottocento, un uomo, una donna e un supposto dybbuk (un'anima posseduta dal demonio) danno vita, parlando in yiddish, a una scena surreale attorno alla natura umana o di spirito diabolico di un visitatore inaspettato. C’è in questa sequenza, folle e tragica, il filo conduttore di un film in cui il sorriso lascia il passo a una drammatica constatazione dell’insensatezza della vita.

valutazione: 1 23 4 5

Regia: Ethan Coen, Joel Coen; sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen; interpreti: Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Aaron Wolff, Jessica McManus, Peter Breitmayer, Brent Braunschweig, David Kang, Benjy Portnoe, Jack Swiler, Andrew S. Lentz, Jon Kaminski Jr., Ari Hoptman, Alan Mandell, Amy Landecker, George Wyner, Michael Tezla; produttori: Tim Bevan, Ethan Coen, Joel Coen, Eric Fellner, Robert Graf; musica: Carter Burwell; fotografia: Roger Deakins; montaggio: Ethan Coen, Joel Coen; ricerca attori: Ellen Chenoweth, Rachel Tenner; scenografia: Jess Gonchor; direzione artistica: Deborah Jensen; arredamento: Nancy Haigh; costumi: Mary Zophres; società produttrici: Mike Zoss Productions, Relativity Media, Studio Canal, Working Title Films; nazionalità: USA; anno di edizione 2009; durata: 105 min.


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