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Nemico pubblico ··· Nemico pubblico  ··· Hot

Nemico pubblico  ···
Il cinema americano avventuroso ha sempre provato una particolare attrazione verso le figure, debitamente mitizzate, dei grandi criminali. Sia lo scenario fosse il selvaggio west (Jesse James, Billy the Kid), sia operassero in qual grande serbatoio di miseria e sconvolgimenti sociali che sono stati gli anni della depressione succeduti alla crisi del 1929 (Pretty Boy Floyd, Baby Face Nelson, Al Capone, Bonnie & Clyde). In quel periodo il Midwest fu terreno privilegiato di scorrerie che miravano alla rapina di banche, spesso piccole filiali di provincia, distributori di benzina, empori isolati. John Dillinger divenne, in questo quadro, una sorta di bandito romantico, inseguito per mesi dalla polizia, evaso dal carcere, imprendibile. La sua stessa morte, 22 luglio 1934, che lo vide freddato alle spalle mentre usciva da un cinema in cui era stato proiettato Le due strade (Manhattan Melodrama, 1934, regia W.S. Van Dyke) con due amiche, una delle quali lo aveva segnato alla polizia, divenne quasi una leggenda.

Non a caso sono almeno sono una quindicina - dal 1945 a oggi, compreso il famoso Dillinger è morto (1969) del nostro Marco Ferreri - i titoli in cui compare questo personaggio. Ultima tappa Nemico Pubblico (Public Enemies) a firma di Michael Mann. Il film percorre gli ultimi mesi di vita del bandito, mettendo in risalto la sua storia d’amore con la guardarobiera Billie Frechette e, in parallelo, l’azione del neonato FBI che sembrerebbe essere stato istituito proprio sullo stimolo del clamore mediatico suscitato dalle sue gesta. Il punto di forza e, nello stesso tempo, di debolezza del film è proprio questo: raccontare una storia d’amore e morte quasi del tutto avulsa da un qualsiasi legame con il mondo esterno, priva di ogni reale connessione che non sia solo scenografica, con l’atmosfera della grande crisi, gli sconquassi sociali e le rivoluzioni politiche che ne derivarono, si pensi al New Deal rooseveltiano. In questo modo l’intera operazione è messa al servizio di un bravo divo, Johnny Depp qui un po’ più legnoso del solito, tagliando notevolmente anche i pregi stilistici che il regista aveva mostrato in precedenti occasioni, in particolare in Collateral (2004). Il risultato è un buon testo, professionalmente di alto livello ma timido, troppo timido sul versante dell’innovazione del linguaggio.

valutazione: 1 23 4 5

Titolo originale: Public Enemies; regia: Michael Mann; soggetto al libro Public Enemies: America’s Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-34 (2004) di Bryan Burrough; sceneggiatura: Ronan Bennett, Michael Mann, Ann Biderman; interpreti: James Russo, David Wenham, Christian Stolte, Jason Clarke, Johnny Depp, John Judd, Stephen Dorff, Michael Vieau, John Kishline, Wesley Walker, John Scherp, Elena Kenney, William Nero Jr., Channing Tatum, Christian Bale, Rory Cochrane, Madison Dirks, Len Bajenski, Adam Clark, Carey Mulligan, Andrzej Krukowski, John Michael Bolger, Branka Katic, Peter Defaria, Jonathan Macchi, Jeff Shannon, Michael Sassone, Emilie de Ravin, Brian Connelly, Ed Bruce, Billy Crudup, Geoffrey Cantor, Chandler Williams, Robert B. Hollingsworth Jr., David Paul Innes, Joe Carlson, Ben Mac Brown, Marion Cotillard; produttori: G. Mac Brown, Bryan H. Carroll, Gusmano Cesaretti, Kevin De La Noy, Robert De Niro, Michael Mann, Karl McMillan, Kevin Misher, Maria Norman, Jane Rosenthal; musica: Elliot Goldenthal; fonografia: Dante Spinotti, montaggio: Jeffrey Ford, Paul Rubell; ricerca attori: Avy Kaufman, Bonnie Timmermann; scenografia: Nathan Crowley; direzione artistica: Patrick Lumb, William Ladd Skinner; arredamento: Rosemary Brandenburg; costumi: Colleen Atwood; società produttrici: Universal Pictures, Relativity Media, Forward Pass, Misher Films, Tribeca Productions, Appian Way; nazionalità: USA; anno di edizione: 2009; durata: 140 min.


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