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Katyn ··· Katyn ··· Hot

Katyn ···

In Katyn è il nome della foresta polacca in cui i sovietici uccisero, con un colpo alla nuca, ventidue mila prigionieri di guerra, in prevalenza ufficiali. La strage avvenne fra il marzo e il maggio del 1940. La prima notizia del massacro fu data, nella primavera del 1943, dalla radio nazista, suscitando le ire del Cremlino che ribaltò l’accusa sui tedeschi. Finita la guerra, passata la Polonia nell’area d’influenza sovietica, la versione ufficiale continuò a essere quella di un crimine nazista; questo sino alla dissoluzione dell’URSS e all’apertura degli archivi segreti del regime da cui emerse, con certezza, la volontà di Stalin di annientare ogni possibile rinascita dell’armata polacca in funzione antirussa. La strage era stata resa possibile dalla stipulazione del famigerato patto, stretto il 23 agosto 1939, fra i due regimi, accordo formalmente definito di non aggressione e passato alla storia con il nome dei due ministri degli esteri che lo avevano firmato: il tedesco Joachin von Ribbentrop e il soviético Vjačeslav Michajlovič Molotov. Pochi mesi dopo, nel settembre, le truppe tedesche attaccarono la Polonia da occidente, mentre quelle sovietiche vi entravano da oriente, realizzando una spartizione destinata a finire solo con lo scoppio, nel 1940, della seconda guerra mondiale e con l’alleanza fra l’URSS e i paesi occidentali.

in Katyn la strage è ricostruita con un racconto a mosaico che parte dall’attesa e dalle sofferenze della moglie di prigioniero, alternandola con il calvario del marito dalla prigionia alla morte. Andrzej Wajda, classe 1926, ha fatto ricorso alla sua antica sensibilità storico – civile, quella che l’ha portato a firmare, in pieno travaglio del regime realsocialista e a pochi mesi dalla rivoluzione di Solidarnosc (fondata nel settembre 1980), sia L’uomo di marmo (Czlowiek z marmuru, 1977), sia L’uomo di ferro (Czlowiek z zelaza, 1981). Un grande disegno in cui trova posto anche la tragica esperienza di un altro ufficiale, compagno d’armi dell’ucciso, che è risparmiato dai sovietici per dipingerne un quadro della polizia politica che sorreggerà il regime postbellico. L’agente, dilaniato dai rimorsi, finirà col suicidarsi dopo aver tentato di annegare nell’alcol i sensi di colpa. E’ il classico film a grande schermo, anche se la mano della produzione televisiva pesa in non pochi momenti con il privilegio d’immagini di primi e primissimi piani. Questo taglio obbliga la regia, che ha preso spunto dal libro Post mortem di Andrzej Mularczyk, a prese di posizione nette, prive di qualsiasi sfumatura analitica. La decisione sovietica, ad esempio, e presentata quasi come un piano criminale ordito da un gruppo di pazzi, laddove si è trattato di un disegno, orribile e criminoso ma ispirato a una precisa scelta politica volta alla cancellazione di una qualsiasi forma di pericolo futuro. Questa circostanza rende ancor più feroce e odioso il comportamento degli uomini della polizia politica, ma ne motiva anche l’agire in termini di crudele, disumana razionalità. Un dato efficacemente positivo, anche da un punto di vista narrativo, è l’abilità con cui il regista inserisce, nel racconto, agghiaccianti brani di cineattualità sulle esumazioni delle salme, a volta a volta da parte di nazisti e sovietici, con reciproca attribuzione scientifica delle responsabilità dell’eccidio agli uni o agli altri. In ogni caso un film da vedere per ricordare quanto è affollata e terribile la lista dei crimini che abbiamo alle spalle e quanto debba essere ferma la volontà che si cancelli ogni possibilità che possano ripetersi.

valutazione: 1 23 4 5

Regia: Andrzej Wajda; soggetto dal libro Post mortem di Andrzej Mularczyk; sceneggiatura: Andrzej Mularczyk, Przemyslaw Nowakowski, Wladyslaw Pasikowski, Andrzej Wajda; interpreti: Artur Zmijewski, Maja Ostaszewska, Andrzej Chyra, Danuta Stenka, Jan Englert, Magdalena Cielecka, Agnieszka Glinska, Pawel Malaszynski, Maja Komorowska, Wladyslaw Kowalski, Oleg Drach, Oleg Savkin, Sergey Garmash, Antoni Pawlicki, Agnieszka Kawiorska; produttori: Katarzyna Fukacz-Cebula, Michal Kwiecinski, Michal Kwiecinski, Dominique Lesage, Dariusz Wieromiejczyk; musica: Krzysztof Penderecki; fotografia: Pawel Edelman; montaggio: Milenia Fiedler, Rafal Listopad; ricerca attori: Ewa Brodzka; scenografia: Magdalena Dipont; direzione artistica: Marek Kukawski, Ryszard Melliwa; arredamento: Wieslawa Chojkowska; costumi: Magdalena Biedrzycka; società produttrici: Akson Studio, TVP S.A., Polski Instytut Sztuki Filmowej, Telekomunikacja Polska; nazionalità: Polonia; anno di edizione: 2007; durata: 118 min.

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