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Tony Manero ···· Tony Manero  ···· Hot

Tony Manero  ····
Tony Manero, seconda regia del cileno Pablo Larraín ha ottenuto il maggior riconoscimento all’ultimo Festival di Torino e il premio per la migliore interpretazione maschile. Siamo in Cile alla fine degli anni settanta. La dittatura nata dal colpo di stato (1973) ordito dai militari guidati dal generale Augusto José Ramón Pinochet Ugarte (1915 –2006) si sta stabilizzando facendo ricorso a un terrore diffuso che si nutre di arresti, bastonature, omicidi, sequestri di persona, persecuzione di dissidenti, tortura e incarcerazioni. In quest’atmosfera, segnata da paura e povertà, un cinquantenne aspirante ballerino vuole diventare il Tony Manero del Cile a imitazione del personaggio, interpretato da John Travolta, che anima La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever, 1977) di John Badham.

 

Vede e rivede il film, ne manda a memoria i dialoghi, si confeziona un vestito bianco che è la copia esatta di quello visto nella sequenza del ballo finale. Il tutto per mettere in scena uno spettacolino, da recitarsi in uno spazio ricavato in una sala della miserabile pensione in cui vive, alloggio gestito da una matura signora, sessualmente ancora vogliosa. In questo microcosmo, in cui s'intrecciano sesso e speranze destinate inevitabilmente a essere deluse, il protagonista consuma i suoi sogni di gloria e, per realizzarli, non si ferma davanti a nulla: uccide, ruba, sfrutta le donne che lo contornano. Il tutto sino alla delusione finale, che segna la sua sconfitta nel corso di un becero spettacolo televisivo per imitatori. Ciò che gli resta è solo la prospettiva di cadere nelle mani di quei poliziotti – macellai la cui violenza ha già avuto modo di osservare. In poche parole siamo alla presenza di un'opera che mescola mirabilmente storia individuale e metafora sociale. Quest’assassino – sognatore è il simbolo di un paese in preda della tirannia e privato di ogni speranza ed è, nello stesso tempo, il prodotto di una dominazione culturale, quella nordamericana, che distrugge ogni forma di originalità nazionale, condiziona qualsiasi creatività asservendola a miti importati dall'esterno e industrialmente confezionati. In questo modo il film raggiunge uno spessore straordinario e segnala un regista da cui è legittimo attendersi molto.

valutazione: 1 234 5

Regia: Pablo Larrain; sceneggiatura: Alfredo Castro, Pablo Larrain, Mateo Iribarren; interpreti: Alfredo Castro, Paola Lattus, Héctor Morales, Amparo Noguera, Elsa Poblete; produttore: Juan de Dios Larraín; fotografia: Sergio Armstrong; montaggio: Andrea Chignoli; scenografia: Polin Garbizu; societò produttrici: Fabula Productions, Prodigital; nazionalità: Cile / Brasile; anno di edizione: 2008; durata: 98 min.

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