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Changeling ···· Changeling  ···· Hot

Changeling  ····

Changeling (Lo scambio) rappresenta uno dei momenti più alti del cinema di Clint Eastwood. Con quest’opera l’attore e regista si conferma uno dei cineasti di maggior rilievo del cinema americano e un autore di valore mondiale. La storia è ambientata a Los Angeles, negli anni che vanno dal 1928 al 1935, all’epoca della grande crisi economica. Nonostante non ci siano riferimenti diretti a quella enorme bufera economica, l’intero film ne è una formidabile metafora. Una donna che sta allevando il figlio da sola dopo la scomparsa del marito non lo trova più a casa il piccolo. La polizia, corrotta e violenta, fa ben poco per lei e per cercare lo scomparso. Dopo cinque mesi la madre si vede consegnare un ragazzino che dice di essere il suo rampollo, ma lei non lo riconosce.

Poco conta che l’altezza del giovane non coincida con quella del figlio, che sia circonciso, mentre l’altro non lo era, che non riconosca la sua maestra né il posto che occupava in aula e che la sua situazione dentaria sia incompatibile con quella dello scomparso. Per le autorità il caso e chiuso e non voglio ritornarci su, anzi, visto che la donna continua ad insistere la fanno rinchiudere in manicomio. Solo il caso e la scoperta di un serial killer attratto da giovani vittime, rimetterà tutto in discussione, portando alla condanna dell’assassino e alla decapitazione dell’intero corpo di polizia. Anche se questo coinvolge solo in parte la madre, che continua a sperare nella sopravvivenza del figlio sia ancora vivo. Il film è forte, solido nella costruzione, un vero capolavoro di cinema classico. Vi si ritrovano i filoni fondamentali del mondo di questo regista, un americano purosangue la cui cultura sarebbe sciocco voler etichettare di destra o di sinistra. C’è una fiducia assoluta nell’individuo e nelle sue capacità di lotta. C’è la denuncia coraggiosa dei guasti della società, ma c’è anche la certezza negli anticorpi che le stesse istituzioni sanno generare. C’è la religione, vista di malocchio come struttura di potere, ma utile per il trionfo della verità. C’è la pietà per i colpevoli, ma anche la non contrarietà alla pena di morte, C’è, infine, l’odio verso i pubblici poteri che si macchiano di crimini o traggono vantaggio dalla loro posizione. E’ un quadro impietoso di un’America sul crinale di una crisi, mai citata in modo diretto, che aleggia come sospesa su ogni fotogramma. Un film molto bello, firmato da un regista dalla straordinaria forza espressiva.

valutazione: 1 234 5

Regia: Clint Eastwood; sceneggiatura: J. Michael Straczynski; interpreti: Angelina Jolie, Gattlin Griffith, Michelle Martin, Jan Devereaux, Michael Kelly, Erica Grant, Antonia Bennett, Kerri Randles, Frank Wood, Morgan Eastwood, Madison Hodges, John Malkovich, Colm Feore, Devon Conti, J.P. Bumstead, Jeffrey Donovan; produttori: Clint Eastwood, Brian Grazer, Ron Howard, Geyer Kosinski, Robert Lorenz, Tim Moore, James Whitaker; musica: Clint Eastwood; fotografia: Tom Stern; montaggio: Joel Cox, Gary Roach; ricerca attori: Ellen Chenoweth; scenografia: James J. Murakami; direzione artistica: Patrick M. Sullivan Jr.; arredamento: Gary Fettis; costumi: Deborah Hopper; società prduttrici: Imagine Entertainment, Malpaso Productions, Relativity Media; nazionalità: USA; anno di edizione: 2008; durata: 141 min.

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