Il matrimonio di Lorna (Le silence de Lorna) dei belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne ruota attorno a una giovane albanese che paga un taxista dorigine italiana, trafficante in queste cose, per ottenere la cittadinanza belga attraverso il matrimonio con un tossicomane. Lo fa perché spera di potere aprire un bar, assieme al suo compagno che vive tuttora in patria, e da lì partire per costruire una vita normale. Per raccogliere i soldi che le servono accetta di sposare, una volta sciolto il matrimonio con il drogato, un russo che vuole diventare cittadino europeo. Poiché il contratto preme, il mediatore sincarica di rendere vedova la ragazza rifilando unoverdose al drogato, ma lei, una volta rimasta vedova, si accorge di essere incinta del defunto con cui ha avuto una sola notte damore, più per pietà che per affetto. Ora non vuole rinunciare al figlio e questo farebbe saltare laccordo con il russo. Ecco allora che il taxista e un suo accolito progettano di costringerla ad un aborto forzato. Lei si ribella, fugge e si rifugia in una casupola in un bosco. Lì, in quel luogo inospitale, potrà, forse, assistere alla formazione di quel figlio cui già parla come allunico essere umano capace di capirla e sorreggerla.
Le uniche perplessità stilistiche nascono dalla scelta dei registi di costruire quasi tutto il film sul pedinamento della ragazza (una bravissima Arta Dobroshi), come avveniva, ma con risultati ben diversi, in Rosetta (Palma d'Oro a Cannes 1999). Solo che, in questo caso, si avverte assai meno la necessità narrativa di una simile scelta e, per cui tutto limpianto narrativo rischia di slittare in una qualche forma di manierismo. In secondo luogo, ma questo è un discorso esterno al film, vi sono tutti gli elementi per trasformarlo, mistificandolo, una bandiera per i movimenti antiabortisti, come è avvenuto per Juno (2007) di Jason Reitman. In realtà il discorso dei registi, più umanitario che cattolico, mira alla denuncia della condizione degli umili e alla messa in scena delle dure condizioni di vita in cui sono costretti con lobiettivo di raccontare le umiliazioni subite da coloro che, provenendo da paesi poveri dominati da una malavita diffusa, sono costretti a battere ogni strada pur di riuscire a sopravvivere. Premio per la migliore sceneggiatura al Festival Internazionale di Cannes 2008.
valutazione: 1 234 5
Titolo originale: Le Silence de Lorna (Il silenzio di Lorna); regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne ; sceneggiatura : Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne; interpreti: Arta Dobroshi, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Alban Ukaj, Morgan Marinne, Olivier Gourmet, Anton Yakovlev, Grigori Manukov, Mireille Bailly, Stéphanie Gob, Laurent Caron, Baptiste Somin, Alexandre Trocky, Cédric Lenoir, Cécile Boland, Serge Larivière, Philippe Jeusette, Christian Lusschentier, Stéphane Marsin; produttori: Olivier Bronckart, Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Sabine de Mardt, Denis Freyd, Christoph Thoke; fotografia: Alain Marcoen; montaggio: Marie-Hélène Dozo; scenografia: Igor Gabriel; società produttrici: Les Films du Fleuve, Archipel 35, Lucky Red, Gemini Film GmbH & Co. KG; nazionalità: Belgio / Gran Bretagna / Francia / Italia / Germania; anno di edizione:_ 2008; durata: 105 min