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La notte non aspetta·· La notte non aspetta·· Hot

La notte non aspetta··

James Ellroy (1948) è uno scrittore americano divenuto famoso per la quadrilogia (L.A. quartet) sulla Los Angeles nera ambientata fra gli anni 40’ e 50’. Una serie aperta da Dalia nera (The Black Dahlia, 1987) e completata da Il grande nulla (The Big Nowhere, 1988), L.A. Confidential (1990) e White Jazz (White Jazz, 1992). Sono volumi dalla struttura complessa, basata su uno stile rapsodico, frasi e capitoli brevi, se non brevissimi, una costruzione a mosaico con epoche e personaggi le cui vicende si alternano e, spesso, s’intrecciano. Testi non facilmente trasferibili sullo schermo anche due vi sono già approdati: Dalia nera diretto nel 2006 da Brian De Palma e L.A. Confidential da cui, nel 1997, Curtis Hanson ha tratto un film che ha vinto il premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale e quello per la migliore attrice non protagonista, andato a Kim Basinger. Inoltre Joe Carnahan sta lavorando alla trasposizione di White Jazz, produzione messa in crisi dall’abbandono di George Clooney, che è anche cofinanziatore del film, per dissensi con il regista.

Non poche di queste caratteristiche di scrittura serpeggiano anche in La notte non aspetta (Street Kings, letteralmente: I re dalla strada) diretto da David Ayer, qui all’opera seconda dopo l’interessante Harsh Times - I giorni dell'odio (Harsh Times, 2005) e, soprattutto, dopo la sceneggiatura di Training Day (2001) di Antoine Fuqua. Lo sfondo è quello di una Los Angeles prevalentemente notturna in cui un poliziotto della squadra speciale caccia rapitori e trafficanti senza troppi scrupoli per la correttezza delle procedure. Lo appoggia un capo di colore che tappa ogni falla e lo assiste quasi amorevolmente, sino al momento in cui le parti si rovesciano ed emerge un panorama in cui non ci sono personaggi positivi, ma solo macellai e corrotti, traffichini politici e ricattatori. E’ questa, a ben guardare, la filosofia di fondo di tutta l’opera dello scrittore, un panorama etico che la regia sposa con coerenza e capacita di spettacolarizzazione. Ne deriva un film inquietante, pieno di luoghi comuni, ma anche di denunce impietose, girato con grande abilità, ma privo di una qualsiasi morale se non quella che classifica come sporcizia e marciume tutto ciò che ci circonda. Un pessimismo totale che approda all’amara conclusione secondo cui l’unica cosa da fare e tentare di sopravvivere con qualsiasi mezzo. E’ un panorama sconfortante, verrebbe quasi da dire anarchico, se non sorgesse il sospetto che tanto pessimismo serve a veicolare e rendere attraente una violenza talmente esibita da rasentare il compiacimento.

valutazione: 1 2 3 4 5

Titolo originale: Street Kings; regia: David Ayer; soggetto: James Ellroy; sceneggiatura: James Ellroy, Kurt Wimmer, Jamie Moss; interpreti: Keanu Reeves, Forest Whitaker, Hugh Laurie, Chris Evans, Cedric the Entertainer, Jay Mohr, Terry Crews, Naomie Harris, Common, The Game, Martha Higareda, John Corbett, Amaury Nolasco, Cle Shaheed Sloan, Noel Gugliemi, Michael Monks, Daryl Gates, Clifton Powell, Angela Sun, Kenneth Choi, Walter Wong, Garret Sato, Victor Kobayashi, Kerry Wong; produttori: Bruce Berman, Lucas Foster, Alexandra Milchan, John Ridley, Erwin Stoff, Julian Wall, Michele Weisler, Bob Yari; musica: Graeme Revell; fotografia: Gabriel Beristain; montaggio: Jeffrey Ford; ricerca attori: Mary Vernieu; scenografia: Alec Hammond; arredamento: Hilton Rosemarin; costumi: Michele Michel; società produttrici: Regency Enterprises, Yari Film Group (YFG), 3 Arts Entertainment, Emmett/Furla Films; nazionalità: USA; anno di edizione: 2008; durata: 109 min.

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