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I Demoni di San Pietroburgo ··

La prima cosa da fare, davanti ad un’opera come I Demoni di San Pietroburgo di Giuliano Montaldo, è quella di chiedersi di che genere di film si tratti. Non è una biografia, per quanto parziale, di un momento nella vita di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821 – 1881). Questo, prima di ogni altra cosa per le numerose incongruenze che è possibile cogliervi. Il film è ambientato nel 1860 e ci mostra, a San Pietroburgo, lo scrittore che sta dettando Il Giocatore alla stenografa Anna Grigor'evna Snitkina, che diventerà la sua seconda moglie. Il manoscritto dovrà essere congegnato ad un esoso editore entro pochi giorni, pena la perdita dei diritti d’autore sull’intera produzione del romanziere per i successivi dieci anni. Tuttavia quest’episodio e la stesura del volume sono avvenuti nel 1866. Inoltre, nell’anno posto a sfondo del film, il romanziere non poteva risiedere nella capitale, causa la condanna per cospirazione antimonarchica inflittagli nel 1849, reato per il quale gli era stata comminata la pena capitale, trasformata, pochi istanti prima dell’esecuzione, in quattro anni di lavori forzati, al termine dei quali fu costretto a servire nell'esercito in alcune città siberiane.

Ulteriore grazia nel 1859, ma con divieto di risiedere nella capitale. Queste incongruenze, non le sole, inficiano l’ipotesi che il film possa essere visto come una sorta di biografia, per quanto romanzata. Piuttosto ci si deve muovere sul versante dell’uso liberamente metaforico di un personaggio noto, assunto a modello per una tesi precisa: nulla giustifica l’uccisione di un altro essere umano, non l’ideologia, tanto meno il potere sello Stato. Tema abbastanza generico che, in questo caso, si salda ad un linguaggio decisamente televisivo marcato da primi e primissimi piani, genericità d’intenti, approssimazione nella ricostruzione storica. In altre parole queste ambasce dello scrittore, preso nella tenaglia del libro da scrivere e dell’attentato antizarista da sventare, finisce per avere ben poco in comune con il tormentato mondo dell’autore di Delitto e Castigo. Si sa che all’origine c’è una vecchia sceneggiatura di Andrei Konchalovsky - rivista dal regista, Monica Zapelli e Paolo Serbandini - ma ciò che appare dominante è una voglia di semplificazione e di generalizzazione decisamente made in Rai.

valutazione: 1 2 3 4 5

Regia: Giuliano Montaldo; sceneggiatura originale: Andrei Konchalovsky; rielaborazione della sceneggiatura: Giuliano Montaldo, Paolo Serbandini, Monica Zapelli; interpreti: Miki Manojlovic, Carolina Crescentini, Anita Caprioli, Roberto Herlitzka, Filippo Timi, Sandra Ceccarelli; produttori: Elda Ferri, Giulio Gallozzi; musica: Ennio Morricone; fotografia: Arnaldo Catinari; montaggio: Consuelo Catucci; ricerca attori: Morgana Bianco, Stevens Millefiorini Danny; scenografia: Francesco Frigeri; costumi: Elisabetta Montaldo; società produttrici: Jean Vigo Italia, Rai Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Film Commission Torino - Piemonte, Film Commission Regione Piemonte, La Città di Torino; nazionalità: Italia; anno di edizione: 2008; durata: 118 min.

 

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