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Tutta la vita davanti ···· Tutta la vita davanti ···· Hot

Tutta la vita davanti ····

Paolo Virzì ha una vera e propria passione per la commedia italiana, quel filone cinematografico che costruì, fra la metà degli anni sessanta e i primi settanta, un ritratto lucido, impietoso, realistico quanto pochi della realtà italiana del tempo. Un mosaico cui hanno contribuito autori, all’epoca non sempre apprezzati quanto il dovuto, come Mario Monicelli, Ettore Scola, Dino Risi, Nanni Loy, Luigi Zampa. A questo regista deve fare molto piacere se i suoi film sono collegati a quel cinema, quasi che lui ne sia l’erede designato. Tutta la vita davanti merita, in questo senso, un riguardo particolare perché raggiunge in modo quasi perfetto quell’equilibrio fra dramma e commedia, risata e pianto che à la caratteristica migliore di quello storico e glorioso filone.

Una giovane (la bravissima Isabella Ragonese), appena laureata con lode e abbraccio accademico, cerca lavoro. Dopo vari tentativi ai piani alti, l’unica possibilità che le si offre è quella di fare la baby sitter alla figlia di una coetanea ormai sulla via della deriva (un’intensa e dolente Micaela Ramazzotti) che finirà col prostituirsi. Grazie a quest’amica anche lei è assunta in un call center da incubo in cui, in strutture quasi da fantascienza e con rituali da villaggio turistico e sistemi di eliminazione copiati da trasmissione televisive stile Il grande fratello, decine di donne preparano ossessivamente al telefono la visita di piazzisti, non meno alienati, che cercano di vendere a ignare casalinghe un marchingegno inutile e mal funzionante. Solo che non si tratta di un gioco, ma della vita e del degrado di giovani che rischiano di gettare via la loro vita – il titolo del film è chiaramente ironico – o di precipitare nella follia. La parte meno convincente è nel finale, con quella sorta di nemesi che punisce gli aguzzini più evidenti, anche se i mandanti americani rimangono tranquilli a godersi il sole della Florida. Il film, ispirato molto liberamente al libro Il mondo deve sapere di Michela Murgia, ha il pregio di ricordarci il dramma del lavoro precario, una piaga sociale troppo spesso letta solo in modo statistico o demagogico. Approcci ugualmente falsi che, in una qualche misura, in questo caso velano la figura del sindacalista che tenta di organizzare, contro la loro stessa volontà, queste operaie della voce.

valutazione: 1 2 3 4 5

Regia: Paolo Virzì; sceneggiatura: Francesco Bruni, Paolo Virzì; interpreti: Sabrina Ferilli, Elio Germano, Valerio Mastandrea, Massimo Ghini, Micaela Ramazzotti, Isabella Ragonese, Elena Arvigo, Claudio fracasso, Federica Gori; produttori: Guido Simonetti, Paolo Virzì; fotografia: Nicola Pecorini; costumi: Claudette Lilly; società di produzione: Motorino Amaranto, Medusa Film, Ministero per i Beni e le Attività Culturali; nazionalità: Italia; anno di edizione: 2008; durata: 117 min.

 

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