Fermín Solís racconta di un momento decisivo nella vita del regista, comune, forse, a ogni grande creatore: il dilemma tra coltivare l'arte per l'arte o usarla come mezzo per trasformare la società.
L’autore mostra i diversi e affascinanti volti di Luis Buñuel (1900 - 1983): quello manifestato nei suoi film e quello che emerge dai suoi testi autobiografici. La storia inizia nella Parigi del 1932 e arriva fino ai giorni delle riprese del suo controverso documentario. Partendo da un testo tanto interessante e coinvolgente, il regista e sceneggiatore Salvador Simó si impegna per cercare di creare un film coinvolgente. In realtà, è la forza della vicenda a dare a Buñuel - Nel labirinto delle tartarughe la forza per essere considerato la migliore opera di animazione agli European Film Award 2019. Nel 2012 questo regista aveva già diretto Petualangan Singa Pemberani e Paddle Pop Adventures 2: Journey Into the Kingdom ma ambedue non hanno avuto visibilità nemmeno in Spagna e sono stati ‘disconosciuti’ dal regista. In una combinazione di animazione, immagini e musiche tratte dal documentario originala si srotolano gli 80 minuti del film. L’animazione in 2 D è elementare e non presenta effettivi momenti di interesse, le caratterizzazioni dei personaggi sono senza una resa narrativa efficace, la regia è priva di autentico valore. Eppure, la visione del film non lascia indifferenti e la scelta di inserire anche immagini tratte dal documentario risulta vincente. Di colpo, siamo di fronte agli anni più bui per la democrazia spagnola, viviamo momenti che spesso si tende a dimenticare. Poco importa la banalizzazione dell’infanzia del grande cineasta – vedi, ad esempio, le scene che descrivono il dono avuto dal padre di una Lanterna Magica – o altri momenti privi di efficacia: su ogni cosa trionfano i contenuti storicamente ineccepibili. Dopo lo scandalo suscitato nella società fascista e clericale dell’epoca, con il suo primo lungometraggio L’âge d’or (1930), Luis Buñuel prende le distanze da Salvador Dalì con il quale aveva collaborato nei suoi primi lavori, imponendosi come voce autorevole della cultura surrealista. Grazie alla generosità del suo amico Ramón Acín, Luis inizia la lavorazione di questo documentario, un medio metraggio in cui il grande cineasta denuncia la povertà di una regione in cui gli abitanti sopravvivono sono sotto la soglia della povertà.