Il film diretto da Rupert Goold, alla sua prima regia, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre, che vede protagonista Renée Zellweger nei panni di Judy Garland, si concentra sull’ultimo periodo della vita della grande cantante e attrice.
La pellicola, tratta dal testo teatrale End of the Rainbow di Terence Rattigan (Londra, 10 giugno 1911 – Hamilton, 30 novembre 1977) è stato un commediografo e sceneggiatore britannico. Autore piacevole, di vena facile, commerciale, si mise in luce durante la seconda guerra mondiale con alcuni drammi di ambiente bellico. (2012), si concentra in particolare sull’ultima tournée (1968) della Garland, alternando a questa rentrée una serie di flashback sul periodo di ingaggio presso la MGM, la casa di produzione che la lanciò ma che al contempo ne prostrò l’equilibrio fisico e psichico. Accurata e ben documentata, la ricostruzione biografica indugia sugli gli ultimi fuochi del vissuto di questa donna che divorziò quattro volte e subì diverse traversie personali, disperdendo negli anni gli affetti, sia un cospicuo patrimonio economico che il proprio potenziale vocale. Da manuale è l’interpretazione della Zellweger, tirata a lucido e ingobbita per l’occasione che interpreta in maniera simbiotica la Garland, restituendone in modo adeguato il dramma esistenziale. Zellweger per l’occasione ha anche inciso i dodici brani che vanno a comporre la colonna sonora della pellicola, interpretando alcuni dei classici del repertorio dell’attrice, da “Come Rain or Come Shine” (1961) a “The Trolley Song” (1944) da “Get Happy” (1950) a – ovviamente – “Over the Rainbow” (1939). Un mélo completo per colori e umori che la regia riesce ad affrancare dal pericolo di un polveroso tv movie grazie all’intelligente resa scenica delle intuizioni di scrittura, le porte che si aprono sul passato, la qualità di un’immagine che occhieggia ai grandi classici patinati di Hollywood, la struggente delicatezza del finale in cui Judy-Renée offre al pubblico un’ultima performance sensazionale, interrotta dalla commozione e al cui termine chiede, nel congedarsi, di non venire dimenticata. Judy Garland morirà nell'estate del 1969, sei mesi dopo i concerti di Londra, all'età di 47 ann