Il ventottenne Kantemir Balagov è da considerare un enfant prodige del cinema deli’Est, ma non solo. Con la sua opera prima, Tesnota (Closeness, 2017) ha ottenuto grande successo anche a Cannes e Torino: trattava di temi difficili come la delinquenza nel suo paese, le minoranze ebraiche che vivono un’esistenza distaccata dal contesto della società e disposte a tutto pur di non chiedere aiuto a gente esterna al loro clan anche se devono trovare denaro richiesto dai rapitori di una ‘loro’ ragazza.
Qui conferma di essere un cineasta di razza con un film che mette in risalto la sua padronanza del linguaggio filmico e la capacità di cambiare toni, stili e approcci senza perdere in efficacia e personalità. Nato nella Repubblica autonoma di Cabardino-Balcaria nel Caucaso settentrionale, questa volta tratta di un argomento che fa parte della storia del URSS, di una guerra che ha coinvolto milioni di persone, di una Leningrado ostaggio di un assedio incredibilmente feroce. Sullo sfondo della fine della Seconda guerra mondiale, racconta di una donna altissima, da cui il soprannome di spilungona che dà il titolo originale al film, del rapporto con una sua compagna d’armi che le aveva lasciato il figlio durante la guerra e al suo rientro lo trova morto. La sceneggiatura scritta dal regista assieme a Aleksandr Terekhov riesce a raccontare bene i sensi di colpa, i sentimenti contrastanti, forse l’amore tra le due donne. E’ sempre sul filo del dramma ed evita accuratamente toni pietistici. Narra, apparentemente senza una linea precisa, anche se nel corso del film le tante cose messe in gioco ottengono una loro coesione creando una storia robusta ed interessante, il rapporto tra le due donne che è dominante su ogni altra cosa e prevale sulle realtà presenti nel racconto. E’ un tentativo da parte delle protagoniste di recuperare un rapporto umano in un periodo in cui era fin troppo presente l’orrore della guerra per riuscire a dare importanza a qualsiasi altra cosa. Le due giovani cercano di ricostruire le proprie vite tra un paesaggio in rovina con una luce fievole di speranza che, comunque, riesce a creare le basi per immaginare un futuro migliore. E’ un film di nicchia, ed è stato selezionato per rappresentare la Russia agli Oscar, conquistando uno spazio nella short list dei dieci semifinalisti. 1945, Leningrado, la Seconda guerra mondiale ha devastato la città, demolendo gli edifici e lasciando i suoi cittadini distrutti fisicamente e mentalmente privi di capacità di riprendersi la propria vita. Anche se l'assedio è finito, la vita e la morte continuano la loro lotta dove nessuna delle due forze prevale. Due giovani donne cercano il significato e la speranza nella lotta per ricostruire le proprie vite tra le rovine.