Bettino Craxi (all'anagrafe Benedetto) è stato un uomo politico di grande prestigio. Fu segretario del Partito Socialista Italiano, primo ministro ed esule (definizione adottata dai suoi sostenitori mentre i giudici lo giudicarono latitante) in Tunisia, nella sua villa di Hammamet, protetto dal primo ministro locale Zine El-Abidine Ben Ali sino alla morte (2000).
Era nato a Milano nel 1934 e nominato segretario del P.S.I. nel 1976. Nel 1979 assunse la carica di presidente del consiglio, carica che mantenne sino al 1987. Nella prima metà degli anni Novanta fu travolto, con molti alti politici, nell’inchiesta Mani Pulite. Condannato, con sentenze passate in giudicato, per il finanziamento del partito (5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo ENI-SAI, e 4 anni e 6 mesi per le tangenti della Metropolitana Milanese) fuggì in Tunisia il 18 maggio 1994. Gianni Amelio ha deciso di rappresentare, in Hammamet, alcuni momenti dell’esilio craxiano in un film che ha suscitato discussioni accese anchor prima di essere presentato in sala. La scelta del regista è stata di indagare la vita e lo stato d’animo di un uomo, un tempo potentissimo, oggi ridotto a vivere con i poghi familiari che gli sono rimasti fedeli: la moglie (che guarda vecchi film mentre il marito si avvia a una triste fine), il figlio (che forse incline più all’odio – reciproco- che la solidarietà) e la figlia (nella realtà Stefania, qui ribattezzata Anita, in ricordo della passione garibaldina del padre). Di tutte queste figure solo l’ultima nutre vera dedizione verso l’esule e le sue vicende. Il che ha fatto scrivere a qualche critico, a ragione, che siamo in presenza di una sorta di tragedia shakespeariana (il Re Lear). Per quanto riguarda l’interpretazione Pierfrancesco Favino appare quasi soggiogato dal pesante trucco impostogli per somigliare a Bettino Craxi. In definitiva un fil decisamente originale e interessante in cui, tuttavia, è difficile cogliere sino in fondo la mano di questo grande regista.