Tutto il mio folle amore di Gabriele Salvatores è un film complesso a mezza strada fra il road movie e l’opera dedicata alla riconciliazione fra padre e figlio, meglio fra padri e figlio. Si parte dalla situazione di una famiglia dilaniata in cui il figlio porta il peso di un padre che ha abbandonato la moglie appena ha saputo della sua gravidanza. Oggi la donna ha un nuovo marito che ha riconosciuto il ragazzo, ma non è del tutto lontana dall’amore per il primo uomo. Il ragazzo è affetto da gravi disturbi della personalità e sogna di ricongiungersi con il padre naturale.
L’occasione si presenta quando questi ritorna momentaneamente, in una pausa di una scassata carriera di cantante di matrimoni e balere (la chiamano il Modugno della Dalmazia). Il ragazzo si nasconde nell’auto, non meno scassata, del genitore e inizia con lui a percorrere le strade e incontrare le genti di Slovenia a Croazia. È un modo per prendere atto del fallimento della vita paterna, nel mentre sua madre e il padre legale lo inseguono cerando di salvarlo dal folle viaggio. Tutto finisce nel modo migliore con il ricongiungimento dei genitori legali, di quelli naturali e con la comprensione del ragazzo dell’amore della madre e della precarietà, non cattiva, del padre. Il regista racconta una storia ricca di spunti ironici ed elementi non banali, sorreggendola con una fotografia di gran classe e con il lavoro attoriale di interpreti davvero straordinari.