Mindy Kaling, coprotagonista del film che vede primeggiare Emma Thompson, è anche nota sceneggiatrice e autrice per serie televisive.
Si poteva immaginare che, conoscendo così bene quel mondo che la ha tra le persone che contano, fosse in grado di descriverlo in maniera coinvolgente, aggiungendo particolari interessanti che solo le persone a cui è concesso l’accesso al dietro le quinte possono conoscere. Invece, forse col timore di inimicarsi colleghi – sembra sia un mondo in cui la perfidia la faccia da padrona – ha parlato di quella realtà come se la avesse conosciuta leggendo qualche articolo sui giornali. Pur essendo ambientato nel mondo del piccolo schermo e non in quello della moda come Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada, 2006) interpretato con bravura da Anne Hathaway e Meryl Streep, le somiglianze tra i due film sono notevoli: solo che il comportamento della giornalista a volte risulta poco giustificato mentre il personaggio della Streep non aveva mai cedimenti. Alla fine, la Thompson diviene fin troppo melensamente dolce. Dirige Nisha Ganatra, una regista che lavora molto per la televisione: e, negativamente, si nota in gran parte dello sviluppo della vicenda. Katherine Newbury è una conduttrice pionieristica e leggendaria nel circuito dei talk show di tarda notte. Quando viene accusata di essere una “donna che odia le donne”, mette in atto delle azioni precise e Molly, una ragazza bengalese priva di esperienza, viene assunta come l’unica donna nella stanza degli scrittori maschili di Katherine. Ma potrebbe essere arrivata un po’ in ritardo, dato che la formidabile anchorwoman sta affrontando la realtà dei bassi ascolti e un’azienda che vuole comunque sostituirla. La nuova arrivata, volendo dimostrare che non è stata assunta semplicemente perché donna, è determinata ad aiutare Katherine rivitalizzando il suo spettacolo e la sua carriera, e forse effettuando anche cambiamenti più grandi allo stesso tempo.