Lo sceneggiatore Eric Garcia – con molta frequentazione televisiva – non è riuscito a scrollarsi di dosso il peso dei temi innegabilmente seriosi inseriti nel best seller di John Searles, raccontando con una certa bravura la parte centrale della storia in cui il thriller è ben presente, ma non rinunciando ad un inizio ed un finale molto differente coi due monologhi della protagonista che simbolicamente aprono e chiudono col tentativo – non riuscito - di portare ad interpretare in chiave metaforica quello che abbiamo visto, cercando di appiccicare seriosità a quello che poteva essere un buon film commerciale.
Non solo, anche la figura della chiromante porta attraverso i suoi dialoghi una virata verso temi più seriosi. Searles è uno scrittore dotto, ha lavorato a lungo come giornalista e collaborato con prestigiose testate quali il New York Times e il Washington Post, ha un master in scrittura creativa presso la New York University dove ora insegna, è autore di un altro interessante best seller quale Boy Still Missing. Anche il romanzo da cui è tratto il film – pubblicato nel 2005 - è ben scritto ed interessante, ma richiede particolare attenzione perché ricco di piccoli e grandi colpi di scena che riempiono le sue oltre trecento pagine. Garcia, almeno per ora, non è all’altezza di un’impresa di questo tipo e le due anime della vicenda sembrano appartenere a differenti film. Dopo un immancabile ballo di fine anno, coppia di adolescenti trascorre una notte romantica in cui si consuma la loro prima volta, ma in seguito hanno un grave incidente d’auto il giovane muore. Cinque anni dopo, la ragazza sciocca la famiglia del fidanzatino rivelando di essere miracolosamente incinta di lui. Lo strano evento fa riavvicinare il fratello del morto e i genitori che non riuscivano a superare il lutto. Tutto sembra andare verso un’accettazione di questo Strano ma vero (traduzione letterale del titolo originale ma anche seguitissima Rubrica su La Settimana Enigmistica) come unica spiegazione di un fatto tanto poco logico: ma così non è. Il regista angloindiano Rowan Athale, che proviene dal mondo della pubblicità ma ha anche diretto il discreto thriller The Rise (2012) mai uscito in Italia, può fare poco di fronte ad una sceneggiatura che non sente propria (nel film precedente era anche unico autore dello script) e che mai riesce a convincere, probabilmente, anche lui stesso.