La mafia non è più quella di una volta diretto da Franco Marenco, ex sodale di Daniele Ciprì, è stato il terzo film italiano nella competizione alla 76ma Mostra D’arte cinematografica di Venezia che lo ha gratificato anche di un premio speciale della giuria. Meglio, più che un film si tratta di una sorta di documentario sull’impresario di manifestazioni neomelodiche Ciccio Mira, una sorta di sodale con la mafia e sulla fotografa Letizia Battaglia il cui lavoro ha documentato le peggiori nefandezze del potere criminale. Sin dall’inizio, situato nel 25mo anniversario della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la pellicola che ha il taglio di un documento e sembra voler dimostrare che i palermitani hanno del tutto dimenticato quei due magistrati e si dimostrano, almeno, restii a denunciare o condannare la Mafia.
Discorso non privo d’interesse se fosse possibile analizzarne le ragioni di questi comportamenti, ma che il regista assume come una sorta di dogma venato di razzismo antimeridionale. In questo modo il film perde interesse, anzi sembra giustificare uno dei peggiori caratteri della gente del sud.