Girato nel giugno 2017 in Canada, ha dovuto attendere un anno per essere presentato in anteprima allo Zurich Film Festival. Opera seconda di Wayne Roberts – aveva debuttato dietro la macchina da presa con il dramma Katie Says Goodbye (2016) mai distribuito in Italia - non ha saputo interessare, coinvolgere, portare avanti una storia in maniera accettabile. Nonostante si sviluppi in soli 90 minuti, il film riesce ad annoiare, confermando anche la crisi di Johnny Depp che continua ad attraversare un periodo particolarmente negativo: sembra impossibile pensare che sia stato un attore in grado di emozionare con interpretazioni di ottimo livello.
Qui potrebbero esserci anche riferimenti autobiografici (Depp appare quale freak stralunato con caratteristiche da dandy decadente e decaduto, ‘personaggio’ che lui ormai da anni vive nella sua esistenza di tutti i giorni) ma non bastano per rendere davvero credibile questo professore che quando la morte si avvicina trova il coraggio, finalmente, di iniziare a vivere. Gli altri, da Zoey Deutch, Danny Huston a Rosemarie DeWitt, non appaiono molto convinti di quanto dicono e fanno. Dopo che gli è stato detto di avere un cancro ai polmoni in stato avanzato, professore universitario decide di vivere la sua vita al massimo. Con un senso dell'umorismo tagliente, coraggio e un pizzico di follia, attraversa ogni tipo di vizio bevendo, fumando, facendo sesso, rivolgendo insulti a chiunque gli dia fastidio, provando un piacere mai avuto in tanti anni; il massimo, quando dice al Rettore che sta tradendo la moglie, oltretutto con la sua consorte mettendo in crisi il matrimonio apparentemente riuscito del suo capo. Superato questo momento liberatorio, mentre attraversa le varie fasi della malattia, fa i conti con l’inutilità della sua vita e cerca di recuperare relazioni spezzate; dopo avere espresso il peggio di se stesso, impara ad avere uno suo spirito interiore più costruttivo.
