Nel dodicesimo film della saga degli X-Men si nota subito lo sforzo di affrontare in modo più diretto, senza troppi fronzoli, la vicenda. Si parla della Fenice, apparsa sugli albi degli X-Men per la prima volta a metà degli anni ‘70, informe entità cosmica che annienta e riesce ad impossessarsi dei corpi e delle menti di creature particolarmente dotate.
Il suo scopo è quello di utilizzarli per progetti nefandi tipo distruggere intere popolazioni e pianeti. Dopo un accenno alla Fenice sul finale di X-Men 2 (X2, 2003) e presente in una sottotrama di X-Men: Conflitto finale (X-Men: The Last Stand, 2006) qui è centrica per la storia: vengono abbandonati praticamente tutti gli altri temi creando qualcosa di più originale ma, nello stesso tempo, particolarmente piatto. Simon Kinberg, autore e produttore di quest’ultimo titolo ma anche dei successivi X-Men - Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past, 2014) e X-Men: Apocalisse (X-Men: Apocalypse, 2016), sostituisce alla regia il bravissimo Brian Singer – che aveva saputo creare nei precedenti film il mondo in cui vivevano queste persone rese diverse dai loro poteri – con risultati non entusiasmanti. Nel suo debutto dietro la macchina da presa dimostra grandi limiti soprattutto nello sviluppo narrativo appiattendo ogni cosa a livello di diligente compitino che parla di questi personaggi ma non ne fa entrare davvero in contatto. Giusto cercare di cambiare e rinnovare, ma meglio sarebbe stato fare un lavoro graduale: qui manca azione, lo scontro tra i vari personaggi, pathos. C’è stato molto lavoro di post produzione perché il prodotto non soddisfaceva nemmeno i produttori, soprattutto nella terza e conclusiva parte, tanto da mettere in cantiere delle riprese aggiuntive modificando radicalmente il finale ed il look della protagonista Fenice: questo in un film che era già costato oltre 200 milioni di dollari. James McAvoy e Michael Fassbender scompaiono all’interno di una sceneggiatura che non dà a loro occasioni per emergere. Sophie Turner ha sulle sue spalle il personaggio principale – la Fenice – e non sempre riesce ad essere convincente nel vivere il dualismo tra il bene e il male, lotta interiore che dovrebbe essere la parte più intensa del film. Il film è dedicato a Stan Lee, che ne era stato ancora produttore esecutivo; i personaggi erano stati creati da lui e da Jack Kirby. Gli X-Men hanno il doloroso compito di affrontare come nemico una di loro, Jean Gray, divenuta ingestibile dopo avere rischiato di morire quando durante una missione viene colpita da una misteriosa forza. Una volta tornata a casa, non solo la rende è infinitamente più potente, ma molto più instabile. Lei cerca di controbattere la malvagità che in lei sta nascendo, ma invano. Con un team demotivato e privo di alcuni suoi elementi, gli X-Men devono trovare un modo di lavorare assieme per salvare la Terra dagli alieni che tramite la ragazza vogliono governare la galassia.