Film nato male e proseguito peggio, non ha avuto vita facile né sul mercato internazionale, né in fase di realizzazione, né col confronto con la critica.
Il film non piace perché è privo di fantasia, di magia, di personaggi che rimangano nella mente, di scene che possano caratterizzarlo: è un prodotto costato oltre 60 milioni di dollari che alla fine si è ridotto ad essere un pilota di una serie televisiva. Iniziato il progetto nel 2014, dopo moltissime difficoltà ha trovato i finanziatori e nel 2017 il regista, nella persona di Dylan Brown. Ex animatore della Pixar e qui al suo primo impegno di questo livello, è stato licenziato nel gennaio del 2018 dalla Paramount Animation per essere stato accusato di molestie sessuali da parte di varie donne. Mancava poco alla fine del lavoro, e i produttori non lo hanno sostituito ma, caso non comune, lo hanno ‘cancellato’ dal cast: risultato, il film esce senza il nome di un responsabile. In effetti, guardando quanto girato potrebbe venire davvero il dubbio che non ci fosse stato un regista, perché manca coesione e capacità di raccontare. Si punta troppo sulla ragazzina con mamma amorevole che deve farsi curare un tumore ed è costretta a lasciarla con il buon papà: è assolutamente insufficiente per fornire collante a questi 80 minuti scarsi (85 coi lunghissimi titoli) di banalità. A tratti stucchevole e melenso, dovrebbe essere educativo ed invece annoia, mirabolante ed invece è piatto, con un Parco delle meraviglie – è la traduzione di Wonder Park – che rimane ancorato al titolo e che mai prende il largo all’interno di quanto raccontato. Belle scenografie, un’animazione che è stata anche gonfiata col 3 D (poco consigliabile), un doppiaggio che fa leva su alcuni personaggi noti ma non necessariamente validi per questo lavoro, canzoncine banali e, soprattutto, l’assoluta mancanza di empatia coi vari personaggi che animano il Parco dei divertimenti. Lei dovrebbe essere come una nuova Alice nel paese delle meraviglie: non a caso il parco si chiama Wonderland come nel romanzo di Lewis Carroll anche se in italiano lo chiamano Mirabilandia. Bambina di otto anni è appassionata di ingegneria e si impegna nel progettare un parco divertimenti insieme alla madre. Come un esperto ingegnere, crea montagne russe, giostre, ruote panoramiche, labirinti: per magia, ma anche per la complicità di uno scimpanzé, disegnati su un grande foglio di carta diventano realtà. Soprattutto nel cinema per i bimbi l’immaginazione può diventare realtà e così si troverà dentro un enorme parco giochi che dovrà salvare dall’invasione di un esercito di scimmiette incattivite: questa situazione è legata alla creazione di una zona d’ombra dovuta alla ragazzina che, preoccupata per la mamma molto malata, si incupisce facendo crollare il mondo della fantasia. La aiuteranno nella missione un grande orso blu e due castorini.