A parte la qualità del film non eccelsa, quello che fa paura è che il buon risultato al box office (fino ad ora 50 milioni di dollari con un costo di meno della metà) convinca i produttori a dare inizio ad una saga del tipo di quelle con Charles Bronson e Lee Neeson. Intendiamoci, Jennifer Garner è bravina ma serpeggia il terrore che questa madre coraggio dallo stile un po’ violento ci perseguiti per anni con ancora meno idee di questa volta.
Nonostante le premesse che potrebbero pensare scene basate unicamente sui massacri, il film non raggiunge le violenze di tanti titoli interpretati al maschile, merito anche dello stile più raffinato imposto dal francese Pierre Morel autore di Banlieue 13 (2004), The Gunman (2015) ma, soprattutto, realizzatore del primo film della saga Taken, Io vi troverò (Taken, 2008). Quello che disturba maggiormente è l’assenza di una vera sceneggiatura che cerchi di farci capire meglio la psicologia di questa donna che si trasforma da affettuosa mamma a spietato killer con un percorso che dura cinque anni. Chi affronta questo filone inesauribile virandolo al femminile deve fare i conti con prodotti di qualità quali il recente Revenge (2018) di Coralie Fargeat in cui la vendetta di una donna sopravvissuta a una violenza era in grado di ribaltare il rapporto fra la preda indifesa diventata cacciatrice e il cacciatore maschio diventato obiettivo della caccia. Ma, forse, questo non interessava ai realizzatori che puntano moltissimo sulla fisicità delle scene, su morti procurate togliendo dignità all’ucciso. Soprattutto nei confronti del giudice ‘venduto’ e di chi aveva decretato la morte dei suoi cari si tende molto ad evidenziare unicamente il lato fisico. Prodotto professionale e nulla più, un classico usa e getta di cui difficilmente rimarrà qualcosa nella memoria degli spettatori. Jennifer Garner è brava ma sottoutilizzata, gli altri sono idonei ai personaggi loro affidati. Le tante scene d’azione sono giustificate anche dalla presenza a fianco degli USA come produttori di Hong Kong, per anni terra degli incredibili film d’azione dove più di uno stuntman ha fatto una brutta fine. Nell’era degli effetti speciali, qui vengono utilizzati ben 47 bravissimi cascatori. Moglie felice e madre modello assiste senza potere intervenire all’omicidio del marito e della figlia per mano di alcuni narcotrafficanti. Gli autori del brutale omicidio sono catturati ma durante il processo, nonostante la sua testimonianza, le accuse vengono fatte cadere perché gli imputati sono legati a un potente cartello; gli assassini liberati, grazie all’intervento di un giudice corrotto e di avvocati e poliziotti collusi, tornano tranquillamente alla loro vita. Passano 5 anni in cui la donna scompare, torna diventata una macchina di morte, per uccidere non soltanto i carnefici della sua famiglia ma cercando di eliminare tutto il sistema, dalla giustizia (che tale non è) ai potenti cartelli della droga.