Christian Clavier è una vera istituzione per la commedia d’oltralpe, e sempre con grande professionalità riesce a dare vita ai personaggi che gli sono affidati, che siano bene tratteggiati oppure bisognosi di una rilettura attraverso la sua caratterizzazione. Dall’alto di una novantina di titoli – quasi tutti ascrivibili al cinema di intrattenimento – non teme neppure la seconda parte di un film che nella prima non aveva dimostrato molta originalità.
Giocando sulla multietnicità portata a livelli estremi – del resto, la Francia con tutte le sue colonie ha sempre avuto da confrontarsi con i concittadini d’oltremare – che costruisce una storiella in cui vengono inserite varie gag in grado di fare sorridere o, nel caso di persone particolarmente ben disposte, di ridere. Inutile dire che i luoghi comuni la fanno da padroni, che è quasi impossibile trovare qualcosa di nuovo o, quantomeno, poco noto. Ma siamo di fronte a un tipo di opera che potremmo definire col paragone con le ciabatte che si usano fino allo spasimo: bruttine ma confortevoli ed affidabili. Affidandosi quasi in blocco ai precedenti interpreti nonché allo sceneggiatore e regista di Non sposate le mie figlie! (Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu?, 2014), i produttori hanno praticamente avuta la garanzia che al box office il film avrebbe funzionato. Ovviamente, i 159 milioni incassati da primo prodotto erano difficili da bissate o migliorare, per giunta e con una produzione a costo medio-basso. La famiglia Verneuil torna con nuove disavventure a cui manca l’originaria cattiveria e la novità di una situazione difficile da gestire. Ormai le quattro figlie si sono sposate con francesi nati fuori del paese, sappiamo che tra loro non scorre buon sangue e che sarà sempre difficile trasformare questo caos in qualcosa che assomigli ad una famiglia felice. Qui il problema che dovrebbe servire come nuova occasione per trovare qualche momento di ilarità è legato al mondo del lavoro, ad una disoccupazione che ha raggiunto livelli difficili da sopportare e che induce le nuove famiglie a pensare di emigrare, ovviamente in differenti paesi creando ulteriore disaggio agli anziani coniugi borghesi. Inutile dire che i genitori tenteranno di ostacolare in tutte le maniere questa decisione. Si parte dove finiva il film precedente, con la coppia più anziana che va a visitare i paesi d’origine dei generi; questa loro apertura verso culture che non conoscono non porta momenti felici, tanto che si ripromettono di non lasciare mai più la Francia. Un po’ di sano qualunquismo e la certezza che sarà girata una terza parte, magari coi nipotini che affrontano il mondo della scuola.