Walter Veltroni, appassionato di cinema imprestato alla politica, dopo vari ed interessanti documentari si cimenta nella fiction e, per la sua opera prima, decide di raccontare una storia che gli è familiare omaggiando i grandi Maestri che ha sempre amato, in particolare Francois Tuffaut il cui I 400 colpi (Les quatre cents coups, 1959) segna il primo momento importante del film, su cui viene poi costruita tutta la storia: il giovane protagonista sta guardando Jean Pierre Léaud nella scena in cui fissa l’obiettivo (o, meglio, la realtà che è al di la del video) e, quando gli viene detto di avere perso i genitori in un incidente, blocca su quella sequenza guardato intensamente dal giovane attore francese.
C’è anche un omaggio a Federico Fellini in una lunga scena a Rimini nell’appena riaperto cinema Fulgor e un’altra molto intensa davanti al ponte di Diocleziano, in cui il neoregista fa arrivare i suoi protagonisti dove era stato girato Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci e fa vedere un giovanissimo Ettore Scola. È un percorso a ritroso nella sua giovinezza, in quel mondo che sente lo possa difendere dal giudizio di chi guarderà C'è tempo e troverà difetti e pregi. È una bella fiaba con un finale felice (a Parigi incontrano Leaud che scoprendo nel ragazzo un suo sfegatato fan gli chiede un autografo), ma è un film debole che mai racconta con uno stile interessante, semmai porta avanti con buon mestiere una sceneggiatura correttamente scritta ma priva di effettive emozioni. Tutto è molto curato, anche la scelta del Maggiolone Cabriolet che serve per il viaggio dei due che fino a poche ore prima non sapevano di essere fratelli. Ma il timore di sbagliare lo limitano nella ricerca di una sua personale forma di narrazione, creando un’opera dotta che entusiasmerà per i contenuti i veri cinefili, ma che non riesce mai a decollare verso i lidi di un cinema in cui l’amalgama delle varie parti crea un film da ricordare. Stefano Fresi è particolarmente bravo e Walter Veltroni ha l’intelligenza di utilizzarlo nella sua ecletticità (bellissima la scena in cui suona il sax) di musicista prestato al cinema: sempre più convincente, è in grado di dare umanità al suo personaggio. Giovanni Fuoco è il fratellastro fortunato vissuto nell’agiatezza anche se, poi, si scoprirà, senza l’amore dei genitori. Alla morte del padre, il ragazzo scopre di avere un fratellastro di cui non sapeva l’esistenza: stessa cosa per l’uomo che viene a sapere in quel momento l’identità del padre che lui mai aveva conosciuto. È un sognatore, cattura gli arcobaleni e cura la manutenzione di uno specchio che riflette la luce solare e dona luminosità ad un paese condannato a restare eternamente nell’ombra. Accetta l’affidamento del ragazzo perché gli vengono promessi 100.000 euro. Assieme alla moglie, hanno già complottato di metterlo in un collegio, ma bastano pochi giorni perché i due diventino veri fratelli.