Preoccupa la mancanza di stimoli originali di cui sembra essere cronicamente ammalata la cinematografia mondiale che continua a proporre remake (o, se si preferisce, nuove letture) di film anche recenti. La nostra cinematografia non ne è certo immune, anzi, nello specifico, propone la rivisitazione del buon Truman - Un vero amico è per sempre (Truman, 2015) coproduzione ispano argentina interpretato da Ricardo Darin in maniera magistrale ottimamente supportato da Javier Cámara che è stato premiato con 5 Goya, gli Oscar spagnoli, per miglior film, regia, attore protagonista e non protagonista, script originale.
La difficile impresa di riproporre una nuova lettura di un soggetto interessante ma non sempre coinvolgente – diciamo che Truman ha molte caratteristiche di certo cinema spagnolo votato al dramma ad oltranza - spetta a Simone Spada, qui alla sua seconda prova dopo l’interessante Hotel Gagarin (2017) che tra gli interpreti aveva Claudio Amendola, Luca Argentero e Giuseppe Battiston. Difficile non scivolare nel melodramma (malato terminale più cane molto amato sono accoppiata ad alto rischio di lacrimucce) e questo capita più volte, attenuando il valore di un’opera che poteva essere nettamente più interessante. Per sua fortuna, ha potuto contare su due ottimi attori quali Valerio Mastandrea e Marco Giallini, amici anche nella vita reale, che hanno saputo rendere con umanità i loro personaggi. Semmai, non risulta vincente il desiderio di riproporre i loro stereotipi senza tentare di aggiungere qualcosa: uno sarcastico ed incapace di tonalità che non siano aggressive, Mastandrea che della malinconia fa la sua firma artistica. Ma quello che realmente manca è una solida struttura narrativa e la capacità di creare personaggi collaterali in grado di supportare i dialoghi che vedono come unici interpreti i due. È vero, c’è il cane, ma è usato meno bene che non in Truman: qui non è un coprotagonista ma una figura di riferimento sulla cui esistenza ruota la storia. Domani è un altro giorno è interpretato con bravura da Noemi, con la voce che perfettamente si adegua alla tristezza del film. Amici da trent'anni vivono i quattro giorni più difficili del loro rapporto; si vedono meno spesso perché uno insegna in Canada e l’altro è rimasto a Roma dove fa l’attore. Quest’ultimo è condannato da una diagnosi che non lascia adito alla speranza e, dopo un anno di lotta, ha deciso di lasciarsi morire; lo raggiunge nella Capitale l’insegnante. Il problema più grande per l’uomo è di trovare per il suo cane una famiglia che gli sappia volere bene come merita. Girano per Roma, per luoghi che hanno significati particolari e, alla fine, si salutano: per l’ultima volta.