Peter Segal è un buon professionista che nel corso di una carriera iniziata trent’anni orsono ha firmato qualche buon successo commerciale. Noto soprattutto per Una pallottola spuntata 33 1/3 - L'insulto finale (Naked Gun 33 1/3: The Final Insult, 1994), 50 volte il primo bacio (50 First Dates, 2004) e Il grande match (Grudge Match, 2013), è un nome che ha la reputazione di sapere rendere interessanti anche le sceneggiature meno riuscite.
Chiamato da Jennifer Lopez, qui anche produttrice, per realizzare un titolo che avrebbe dovuto fare un po’ rialzare le sue quotazioni, forse soffocato dalla pletora di personaggi folkloristici (ad esempio, le amiche della Lopez ed il figlio di una di loro) ha firmato una commedia che non è in grado di imboccare una propria via. È tentato dalla denuncia sociale – conta più una laurea che non l’esperienza maturata nel lavoro fatto in prima linea – ma poi preferisce dedicarsi a scenette in cui queste donne di mezza età si comportano come adolescenti da barzelletta. Loro (le attrici) ridono e fingono di divertirsi, per lo spettatore è più difficile: più che rumorose risate in sala si sentivano sonori sbadigli. Il meno riuscito dei personaggi è il giovane genio dell’informatica che inventa un curriculum vitae brillante per la zia, la donna che gli ha fatto da madrina: nessuno controlla la veridicità di quanto scritto. C’è anche la storia d’amore tra Jennifer Lopez ed un uomo che la pianta perché non accetta i suoi cambiamenti, il colpo di scena che la fa vedere come madre che, da diciassettenne, aveva abbandonato la figlia, il terribile piccolo funzionario che non accetta che lei entri riverita nell’azienda in cui lui lavora da tempo. Ci sono anche due Nerds – la sua assistente e un chimico relegato nel reparto cibo per cani – e un capo tanto benevolo da rendere incredibile il fatto che sia anche un uomo pieno di grinta che non guarda in faccia nessuno per ottenere profitti. Tutto scricchiola, nulla convince davvero e anche altre scene – ad esempio la festa di compleanno – sono realizzate in maniera approssimativa. Intendiamoci, il prodotto è professionale ma non riesce mai ad essere un film da seguire e di cui appassionarsi. Una donna di mezza età, vicedirettore di un grande supermercato, non riesce a divenire il boss perché non è laureata. Aiutata da un’amica e dal di lei figlio, inizia a cercare lavoro ad alti livelli: lo trova praticamente al primo colloquio, ma non solo per la bravura o per il curriculum assolutamente falso, ma perché l’amministratore delegato vede in lei qualcosa di differente che si scopre quasi subito dopo.