Difficile pensare ad un altro film con tante potenzialità, ma che possa risolversi in maniera così deludente. Se ne sono accorti anche i produttori che hanno ritardato l’uscita perché consci dei troppi limiti. Iniziato a girare il 13 dicembre 2016, è stato terminato una cinquantina di giorni dopo. Con un’attesa inusuale per le major, il trailer è stato proposto nel maggio del 2018 e la prevista circuitazione a livello mondiale, prevista per l’inizio settembre dello stesso anno, è stata spostata a data da destinarsi senza fornire spiegazioni.
Dopo un ulteriore silenzio, è stato presentato in anteprima mondiale il mese scorso al nostro Noir in Festival. Ora la distribuzione sugli schermi italiani (salvo errori il nostro è il primo paese in cui viene proposto in maniera ufficiale) e la conferma che molte sono le cose che non hanno funzionato. Johnny Depp appare spesso spaesato e Forest Whitaker lo supporta bene ma lui stesso alla fine non riesce ad essere convincente. Assieme, portano avanti senza crederci un film che sembra nettamente più lungo della sua durata ufficiale che non raggiunge le due ore. Per cercare di dare ritmo a quanto girato, è stato chiamato Leo Trombetta che ha al suo attivo il montaggio di buoni film d’azione e ha lavorato per la serie televisiva statunitense True Detective prodotta e distribuita dalla HBO. Ma anche a lui non è riuscito questo piccolo miracolo, e, quindi, il rischio di noia è sempre presente. Il film è tratto dal libro LAbyrinth di Randall Sullivan, giornalista di Rolling Stones che per un articolo si era occupato dell’uccisione di due notissimi Rapper, Tupac Shakur avvenuta il 13 settembre 1996 a Las Vegas, e quella di Notorious B.I.G. ucciso il 9 marzo 1997 a Los Angeles. Per rendere il tutto più interessante a livello cinematografico, lo sceneggiatore Christian Contreras – con solo una precedente esperienza in una serie televisiva del 2011 – ha creato il personaggio del giornalista di colore che tartassa l’ex detective che seguiva i casi in quegli anni. Ma la figura è mal delineata, perfino le scene girate all’interno della redazione appaiono poco credibili. E Forest Whitaker sembra davvero poco coinvolto in quello che dice e fa: sicuramente una delle sue meno riuscite interpretazioni. Altra libertà nella trasposizione è che la vicenda viene raccontata al presente, spostando ogni cosa di 20 anni e cercando di creare maggiore interesse presentando gli interpreti prima giovani (soprattutto Johnny Depp) e poi coi capelli grigi. Ma anche questo ci sembra non avere avuto esito positivo. Per tutto il tempo si ripete, con vari episodi che non riescono ad interessare più di tanto, che tutti i cattivi non sono stati condannati, che, anzi, molti sono rimasti al loro posto senza nemmeno problemi di carriera. Il regista Brad Furman aveva buone credenziali per dirigere questo film, dopo avere realizzato il discreto The Infiltrator (2016), ma una sceneggiatura non certo perfetta, la poco convincente interpretazione dei protagonisti e la mancanza di un minimo spessore psicologico anche nei personaggi minori sicuramente non gli ha permesso di esprimere quelle che, probabilmente, potrebbero essere le sue potenzialità. Russell Poole è un ex-detective che ha dedicato la sua vita ad un caso mai risolto, gli omicidi, avvenuti a fine anni Novanta, delle due star del rap Tupac Shakur e The Notorious B.I.G. Vent’anni dopo riceve la visita di Jackson, un reporter dell’ABC che a sua volta legò a quel caso il suo unico momento di notorietà e oggi vede smantellate le teorie esposte nel documentario che gli valse un Emmy Award. I due s’immergono in una nuova indagine decisi a smascherare il coinvolgimento della corrotta polizia di Los Angeles.