Luca Guadagnino è autore, regista che i film non solo li dirige ma li rende propri utilizzando uno stile interessante anche se non sempre il risultato finale è privo di pecche. Il suo assoluto perfezionismo, il controllo di ogni cosa con particolare attenzione alle immagini da lui affidate al thailandese Sayombhu Mukdeeprom che esegue con dedizione le sue direttive, la conferma della brava Tilda Swinton quale sua musa di riferimento, le musiche composte dall’inglese Thom Yorke che creano la tensione sono gli elementi che caratterizzano, nel bene e nel male, quest’opera che ha come riferimento Suspiria (1976) di Dario Argento (qui produttore associato).
L’autore di Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name, 2017), A Bigger Splash (2015) e Io sono l'amore (2009) è legato in maniera completa a Tilda Swinton fin dal suo debutto del 1999 - The Protagonists – e dal film documentario suo secondo lavoro - Tilda Swinton - The Love Factory (2002) – a lei dedicato e realizzato come lunga chiacchierata tra i due all’hotel Majestic di Cannes in un assolato pomeriggio, un film che svela suoi pensieri parlando di cinema, di solitudine e amore. L’attrice britannica, vincitrice di un Oscar per Michael Clayton (2007) e che ha lavorato coi fratelli Coen ma anche, in Grand Budapest Hotel (The Grand Budapest Hotel, 2014), con Wes Anderson, è presenza forte e determinante. La sua interpretazione della dura Maestra di danza Madame Blanc è a tratti disturbante. E’ una componente horror che non necessita di effetti speciali ma basata unicamente sulla sua bravura di attrice, che continua un percorso artistico difficile e non privo di prove differenti come quando nel 1995 si esibì dal vivo in una performance intitolata The Maybe, ideata dall'artista Cornelia Parker, che si svolgeva nella Serpentine Gallery di Londra. Tilda Swinton stava otto ore al giorno all'interno di una teca di vetro, apparentemente addormentata e questo per una settimana. La tensione aiuta a crearla proprio con il suo volto impenetrabile, l’impressione che nasconda sempre qualcosa, la sua presenza anche quando non è ripresa nelle immagini. Non sappiamo quali siano state le ragioni da parte del regista di realizzare un film che dura esattamente un’ora di più dell’originale, ma questi oltre 150 minuti a tratti mettono a dura prova la fedeltà e l’attenzione del pubblico. Tutto è ambientato negli anni di piombo che sconvolsero la Germania. Nel 1977 un’ambiziosa ballerina americana si reca in Europa per frequentare scuola prestigiosa di danza dove si sviluppano coreografie che mettono a dura prova, fisica e intellettuale, chi le esegue. Dopo varie morti cruenti che mandano in frantumi la quiete del tetro convitto dove vivono, la ragazza capisce che l'accademia probabilmente non è che la facciata di una minacciosa organizzazione.
