Il regista islandese Benedikt Erlingsson è uno dei più noti in tutto il mondo. Figlio di uno degli attori simbolo del suo paese, Erlingur Gíslason che ha recitato anche in film da lui diretti. Così come nel precedente Storie di cavalli e uomini (Hross í oss, 2013), anche stavolta cerca una fortissima connessione con la Natura che diventa quasi la seconda protagonista di questa storia avvincente.
Da anni ha deciso di interessarsi quasi esclusivamente di questo argomento, convinto che i diritti della Natura dovrebbero essere considerati di pari importanza che quelli dell’uomo. La sua protagonista si mostra coraggiosa contro le forti istituzioni e proprio come una guerriera, lotta da sola contro ciò che tutti ritengono a parole ingiusto ma che nessuno realmente contrasta. Il film è una commedia in cui la politica si coniuga con l’ecologia, ma è anche un thriller che coinvolge nel suo sviluppo spesso non convenzionale. Ci si diverte ma, nello stesso tempo, non mancano le occasioni per pensare e tentare di capire che il problema dell’inquinamento, del mancato rispetto dell’ecosistema è sempre più di vitale importanza. Anticonvenzionale e particolarmente interessante il singolare utilizzo della colonna sonora che mescola in un mix davvero bello i musicisti con gli attori. A questi a tratti si unisce un coro di donne ucraine vestite con abiti della tradizione (tra i produttori, c’è anche questo paese). La musica riesce a dare grande drammaticità ma, quasi per magia, aggiunge comicità e divertimento ad una storia davvero bella. Protagonista, nel doppio ruolo delle gemelle Halldóra Geirharðsdóttir, una delle migliori attrici islandesi nota anche per il suo lavoro di interprete televisiva, già tra i protagonisti del precedente film diretto da questo regista e qui nel ruolo di Ása. Donna vicina alla mezza età, appare uguale a tante altre persone della sua generazione e situazione sociale, ma ha una doppia vita: una esistenza senza emozioni che nasconde una realtà di attivista a favore dell’ecologia. Coi ritratti di Nelson Mandela e Gandhi sulla parete del salotto, potrebbe far immaginare un impegno civile: ha una sorella gemella che insegna yoga e sta per partire alla volta di un luogo di meditazione e romitaggio in India. Organizzatissima e particolarmente efficiente, compie spericolate azioni di sabotaggio contro le multinazionali che stanno devastando la sua Patria, quell’Islanda simbolo di Natura senza confini. Tutto sotto controllo, fino a quando una sua richiesta d’adozione, fatta anni prima, va a buon fine e una bambina inaspettata si affaccia in casa rischiando di cambiare radicalmente la sua esistenza adrenalinica. Tra i film più apprezzati dell'ultimo Festival di Cannes (dove ha vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura della Semaine de la Critique), rappresenta il suo paese ai prossimi Oscar (lo stesso era successo per il precedente Storie di cavalli e uomini), concorrendo alla statuetta quale Miglior Film Straniero. Intanto, viene confermata la decisione di Jodie Foster di dirigerne il remake, che dovrebbe essere ambientato nel Midwest statunitense invece che in Islanda. Per la terza volta interpreterà un film di cui è anche regista - dopo Il mio piccolo genio (Little Man Tate, 1991) e Mr. Beaver (2011) - e la quinta in totale dietro alla macchina da presa.