L’unica novità di questo film è che il rapporto preferenziale tra un uomo ed il suo animale è ambientato ventimila anni orsono o giù di lì, ma questo è più detto che visto e vissuto, con dialoghi che ricordano troppo quelli di storie ambientate ai giorni nostri.
Il soggetto è stato scritto dal regista Albert Hughes che in questa occasione non ha coinvolto il fratello Allen, suo usuale collaboratore (The Hughes Brothers) con cui ha realizzato buoni titoli quali Nella giungla di cemento (Menace II Society, 1993), Dollari sporchi (Dead Presidents, 1995), La vera storia di Jack lo Squartatore (From Hell, 2001) e Codice Genesi (The Book of Eli, 2010). Da solo aveva già firmato short e documentari, con scarso riscontro di critica e pubblico. Qui tenta la carta dell’opera d’autore, ma il risultato è modesto, con velleità che difficilmente trovano riscontro nelle immagini. Lo spettacolo è salvo per la grande qualità degli effetti digitali che rendono con grande drammaticità e notevole spettacolarità quanto pensato dallo sceneggiatore Daniele Sebastian Wiedenhaupt che qui debutta con bravura nel film scritto. Pur non essendo mai originale – probabilmente conosce molto del cinema di genere che ha preceduto Alpha – riesce a creare situazioni che accendono l’adrenalina degli spettatori. Poco per un film ambizioso come vorrebbe essere questo, tanto se lo si paragona a certi titoli dello stesso filone. Peccato che questo racconto di formazione non sia mai completamente coinvolgente: si accontenta della sua esteriorità senza mai tentare un vero discorso sociale, interessante se raffrontato in un ambito come quello della preistoria poco noto ai più, compreso l’autore/regista. Costato una cinquantina di milioni, può essere considerato un flop al box office. Protagonista è il ventiduenne australiano Kodi Smit-McPhee – buon interprete televisivo nonché wrestler professionista – che beneficia di un volto molto più giovane della sua effettiva età e offre il giusto phisique du role al ragazzino che affronta la vita e la morte. Keda è figlio di Tau, capo della tribù, e sta compiendo i riti per entrare nella squadra di cacciatori guidata dal padre. Bravissimo nell’aguzzare le pietre, rifiuta la brutalità del mondo preistorico dove vive e non riesce ad uccidere una bestia ferita incapace di difendersi. Durante una caccia al bufalo, viene violentemente caricato da un animale e sbalzato dentro un crepaccio. Il corpo inerme si ferma su una irraggiungibile sporgenza nella roccia e tutti pensano sia morto, per questo dopo poco tempo la tribù abbandona il luogo. Quando si riprende finisce trascinato via dall'acqua e dovrà difendersi da alcuni lupi. Con il loro capobranco ferito inizierà una sorta di rapporto di amicizia, destinato ad approfondirsi nel corso del lungo viaggio verso casa.
