Lucia è una geometra che fa rilevamenti sui terreni da costruzione, è nota per la serietà con cui porta a termine il suo lavoro e questo non l’ha certo facilitata nella ricerca del lavoro. Ora, sull’orlo di una situazione economicamente precaria, riceve l’incarico di mappare un vasto spazio di campagna su cui un imprenditore, complice un sindaco compiacente, vuole far sorgere un insieme di edifici e impianti sportivi.
Mentre è al lavoro le appare la Madonna che reclama quello spazio per una chiesa a lei dedicata. Da quest’avvio si dipana una storia che mette a confronto il sacro e il profano, l’anelito religioso e la speculazione edilizia. È un film decisamente singolare per il panorama della commedia all’italiana, un testo in cui si affrontano problemi umani - la protagonista è divorziata e vive (male) in solitudine - questioni politiche importanti (la speculazione edilizia) e temi religiosi con la geometra e il terreno che diventano presto simboli e luoghi di culto. In Troppa Grazia Gianni Zanasi, accompagnato dai suoi attori feticcio Giuseppe Battiston e Valerio Mastrandrea a cui si aggiungono Alba Rohrwacher e Elio Germano, ritorna a scandagliare la spiritualità e il mondo moderno. Lo fa con una leggerezza che evita sia il predicozzo moralistico, sia la sciatteria ridanciana. Ne nasce un film godibile dalla prima all’ultima sequenza, un oggetto davvero inusuale per il nostro cinema.