Le comunità chiuse sono spesso state ricettacolo di grovigli sessuali. L’inglese Naomi Alderman (1974), scrittrice e sviluppatrice di giochi elettronici, ha scandagliato il mondo in cui lei stessa è immersa, quello dell’ebraismo ortodosso britannico, con Disobbedienza (in Italia edizione Nottetempo, 2007).
Questo libro è stato portato sul grande schermo dal regista argentino - cileno Sebastián Lelio che si è già guadagnato il premio Oscar per il miglior film in lingua non inglese andato, nel 2018, al suo film Una donna fantastica (Una mujer fantástica, 2017), una storia d’amore fra un transessuale e un imprenditore. Ora riprende il tema della sessualità non convenzionale con una vicenda di omosessualità femminile immersa in una comunità ebraica ortodossa. Ronit, una fotografa di successo figlia del rabbino capo degli ebrei londinesi ortodossi, ritorna da New York, dove vive da tempo, per i funerali del padre. Qui ritrova Esti con cui aveva avuto una relazione quando entrambe erano giovani, rapporto che aveva destato scandalo nella comunità. Grazie a un colpo di scena scopriremo che è stata proprio Esti a far ritornate Ronit informandola della morte del padre. Lo ha fatto nella speranza di riaccendere la passata passione e sfuggire dalla monotonia della relazione di cui è prigioniera. Il film affronta due temi di grande importanza: l’oppressione del gruppo chiuso e la rivolta femminile al dominio maschile. Il primo tema, che era già presente nell’opera precedente, è uno dei motivi costanti del cinema di questo autore, il secondo, assegna un nuovo ruolo alla libertà delle donne. Facendo leva su questi due momenti, il regista si afferma ancora una volta come uno degli autori di più importanti del cinema sociale moderno.