The Wife (Vivere nell’ombra) è la trasposizione cinematografica operata dal cineasta svedese Bjorn Runge dell’omonimo romanzo, della scrittrice Meg Woliitzer dato alle stampe nel 2003, che ha per protagonisti una coppia: Lui, un egocentrico scrittore di successo mondiale, al quale stanno per consegnare il Nobel della Letteratura; Lei, moglie, amante e all’ultimo anche badante che sceglie, dopo un’esistenza vissuta nell’ombra fatta di rinunce e frustrazioni, di riappropriarsi della propria libertà e del proprio talento.
Il regista dirige con mano ferma e ricorrendo a continui flash back la sua storia, dipanandola in un arco temporale compreso tra il 1958 e il 1992, allorquando Lui è un giovane professore di letteratura all’università di Yale e Lei studentessa, dall’innato talento per la scrittura, infatuata del suo mentore; sino all’atto finale, alla fatidica cerimonia di consegna dell’agognato premio. Nelle intenzioni dell’autore i 34 anni di vita raccontati, dovrebbero svelare poco a poco, imprimendo ritmo all’intera pellicola, ciò che invece appare evidente già dalle prime battute, chi nella coppia è il vero il vero genio della scrittura. Si tratta di un film patinato con eleganti ambientazioni: belle case, belle macchine, e alcune suggestive riprese aeree di Stoccolma innevata, il tutto commentato dalle belle musiche di Jocelyn Pook, ma tratti monotono e per molti aspetti, come anticipato, scontato; scontate sono le dinamiche familiari, che ruotano intorno alla coppia, banale è l’epilogo. La vera nota positiva è rappresentata dall’interpretazione dei due protagonisti: la pluricandidata al premio oscar Glenn Close, capace di rendere magnificamente la catarsi della moglie remissiva e sottomessa ed un bravo Jonathan Pryce.