Nuri Bilge Ceylan ha firmato sette lungometraggi che sono bastati a qualificarlo come il migliore regista turco e uno dei più apprezzati autori mondiali. Tutti i film a cui ha messo mano hanno ricevuto premi a Cannes e in altri festival. L’albero dei frutti selvatici (Ahalat Agci) è la sua ultima fatica, un’opera densa, lunga – quasi tre ore e dici minuti di proiezione – che apparentemente affronta un tema semplice: il rapporto fra padre e figlio.
Apparentemente, in quanto dietro questa relazione familiare il regista propone una lunga serie di riflessioni sull’arte, la religione (determinante il dialogo, quasi mezz’ora di immagini, fra il protagonista e due imam), il destino dell’uomo. La trama è semplicissima, quasi flebile: un giovane ritorna al paese natale con il sogno di farsi pubblicare un libro, il cui titolo è appunto L’albero delle pere selvatiche, che ha appena terminato. Qui si scontra con il padre, un maestro elementare alle soglie della pensione che ha perso ogni sogno, è carico di debiti e ha fiducia solo in cose reali come la vita nei campi e il lavoro dei contadini. Anzi, coltiva un solo sogno, quello di costruire un pozzo in una regione che tutti gli altri considerano arida e priva d’acqua. Solo alla fine, quando il giovane ritorna dal servizio militare e scopre che il libro che ha pubblicato a sua e spese ha avuto come unico lettore il padre, nasce fra i due un vero legame, tanto che il figlio s’impegna nella costruzione del pozzo abbandonato dal padre. È una sorta di apologo morale teso alla ricostruzione dei legami fra le generazioni e al recupero di quella cultura contadina che sembra destinata ad essere travolta dalla modernità. Il regista conferma l’attenzione per la fotografia, sua prima passione che ha prodotto anche alcune pregevoli esposizioni, e maneggia da maestro un gruppo di attori poco noti a livello internazionale, quanto perfetti a quello professionale. In poche parole, un film di grandissimo spessore il cui autore si afferma, ancora una volta, come uno dei grandi del cinema mondiale.