La casa dei libri di Isabel Coixet è il classico esempio di film internazionale. La regista è nata a Barcellona, ma lavora da tempo con il cinema americano, il cast è denso di gli attori britannici, molti di origine teatrale, la produzione allinea ben tre paesi (Spagna, Gran Bretagna, Germania), per finire con una serie di set esterni prevalentemente irlandesi.
Tutto questo per portare sullo schermo il libro La libreria della scrittrice britannica Penelope Fitzgerald (1916 – 2000), volume pubblicato nel 1978. La storia, ambientata a Hardborough, in Inghilterra. alla fine degli anni ’50, racconta della giovane vedova di guerra Florence Green che ha deciso di aprire una libreria in un paesino in cui questi oggetti sono quasi sconosciuti. Compera una casa quasi in rovina, la va ad abitare e apre l’esercizio dei suoi sogni, fedele al motto che chi vive in mezzo ai libri non è mai solo. La donna si scontra da subito con i potenti locali, in particolare con una nobildonna che ha messo gli occhi su quell’edificio e che vorrebbe farne uno pseudo circolo culturale, in realtà un ritrovo per lei e le sue amiche. La signora abbiente riuscirà a far cacciare la giovane libraia, ma non si potrà godere la vittoria in quanto la ragazzina che lavorava nell’esercizio lo incendierà pur di sottrarlo alle grinfie dell’arpia. Il film traccia bene il periodo che descrive: gli anni in cui la fantascienza, Ray Bradbury (1920 - 2012) autore fra gli altri di Cronache marziane (1950) e Fahrenheit 451 (1953) e Isaac Asimov (1920 - 1992) a cui si deve la trilogia della fondazione, si sta imponendo come genere colto e il successo arride a un libro molto discusso, Lolita (1955) di Vladimir Nabokov (1899 - 1977). Lo scontro fra conservazione ottusa e progressivismo trova qui un campo di scontro realistico e motivato, dando al film sia il sapore di una giusta ricostruzione storica sia quello di un godibile sguardo sul presente e il futuro.