Una storia senza nome porta la firma di Roberto Andò, uno scrittore e regista di cui va ricordato, almeno, Viva la libertà (2013). Questa volta al centro della storia c’è la giovane segretaria di una società di produzione. In realtà è lei ad aver scritto, in incognito, tutte le ultime sceneggiature di un cineasta di successo, Alessandro Pes.
Così potrebbe essere anche questa volta per un film che ruota attorno al furto, avvenuto a Palermo nel 1969, della Natività una delle ultime opere di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. L’opera fu trafugata dalla Mafia e per lungo tempo fu oggetto di trattativa fra apparati statali e uomini della criminalità. La donna è affiancata da un superpoliziotto che si scoprirà essere suo padre (una straordinaria interpretazione di Renato Carpentieri), che ha fatto del recupero dell’opera lo scopo della sua vita. Nella realtà ancor oggi di quel quadro non si hanno notizie certe e quello costruito dal regista è un bel poliziesco, anche se mette troppa carne al fuoco non preoccupandosi troppo delle incongruenze narrative come quella che vede lo sceneggiatore di facciata, massacrato di botte da uomini della mafia e caduto in coma che si riprende in ospedale senza che nessuno se ne accorga e finge di essere ancora fra la vita e la morte. Messi da parte questi aspetti, il film si presente come un testo ben costruito e di prevedibile successo.