Già autore de The Equalizer - Il Vendicatore (The Equalizer, 2014), Antoine Fuqua è riconfermato alla guida di questa produzione che vede nuovamente come protagonista un convincente Denzel Washington. Proveniente dai video musicale ma prima giocatore professionista di basket, questo regista riesce a rendere ancora più umana questa figura che vive con drammaticità la propria vita.
Ha esordito nel lungometraggio con il poco interessante film d’azione Costretti ad uccidere (The Replacement Killers, 1998) per proseguire con la discreta commedia dalle connotazioni gialle Bait - L'Esca (Bait, 2000) per poi dirigere Training Day, il film che ha segnato l’inizio di una buona carriera hollywoodiana: aveva come protagonista Denzel Washington, a lui unito anche da amicizia. Quasi sempre impegnato nel drammatico virato verso l’azione – anche in parte il remake di I magnifici sette (The Magnificent Seven, 1960) di John Sturges, a sua volta ispirato a I sette samurai (Shichinin no samurai,1954) di Akira Kurosawa – il regista statunitense ha firmato forse il suo migliore film con questa seconda parte delle avventure di Robert McCall. Ispirato ai personaggi della serie TV Un giustiziere a New York (The Equalizer, 1985-1989) ideata da Richard Lindheim e Michael Sloan, raggiunge livelli di drammaticità notevole, creando tensione e complicità nel pubblico. Difficile definire se le caratteristiche positive di Robert McCall siano superiori a quelle negative: è un uomo in contrasto più con sé stesso che con gli altri, che è in crisi più per non accettarsi che per le delusioni che gli dà il mondo che lo attornia. Ha un’etica molto discutibile che bene si identifica in una idea che film dopo film impone questo modo di comportarsi come tipicamente americano. È un ex agente segreto, ora è tassista e tra una corsa e l’altra si prende cura delle persone in una maniera difficile da accettare: a fin di bene è disposto a picchiare, ad uccidere in maniera spietata. Tutto nasce dalla perdita della moglie, ora prosegue a causa della morte di un’amica. Stringato nel ritmo (anche se dura due ore) è un buon esempio di cinema di genere che conosce il suo mestiere, che con stereotipi apparentemente poco interessanti, riesce a costruire una vicenda coinvolgente. Il protagonista è un ex agente delle CIA non più in servizio da anni, inflessibile divenuto giustiziere in difesa delle persone oppresse e sfruttate. Il dramma nasce quando uccidono una sua amica.