Ci sono molte storie personali in Un affare di famiglia (Manbiki kazoku) del giapponese Kore-eda Hirokazu. Qui siano in un gruppo parentale degradato composto da Osamu e il suo giovane figlio, un’anziana pensionata, la moglie dell’uomo, la nuora e una bimba raccolta per strada da due maschi.
Tutti campano, oltre che sui soldi dell’anziana, su una serie di piccoli furti in grandi magazzini organizzati in una maniera che sfiora il professionismo. Tuttavia, dietro questa apparente tranquillità familiare si nasconde un segreto che esplode quando la nonna muore di morte naturale. Un quadro che potrebbe nascondere la metafora del Giappone moderno e del suo trascinarsi su debiti e pessime condizioni economiche. Una lettura che, forse, dà troppo credito a un testo che vuole solo raccontare una storia senza prendersi troppo sul serio come dimostra il finale in cui tutto sembra tornare a posto tranne che per la madre che si è assunta ogni colpa di quanto accaduto. In ogni caso un film troppo lungo, oltre due ore di proiezione, in cui le cose da dire si vedono e intuiscono nella prima ora. Una valutazione non condivisa dai giurati del festival di Cannes 2018 che hanno assegnato a questo film la Palma d’Oro.