Uno dei filoni più prolifici del cinema è quello dedicato a temi di guerra, vari film raccontano storie basate su fatti realmente accaduti con eroici combattenti che affrontano una missione impossibile: pochi soldati, quasi sempre motivati, capaci di capovolgere la logica con azioni intelligenti che, comunque, dimostrano anche il loro patriottismo.
Lone Survivor (2013) di Peter Berg è stato tra i migliori, ma anche We Were Soldiers - Fino all'ultimo uomo (We Were Soldiers, 2002) di Randall Wallace e 13 Hours (2016) di Michael Bay meritano di essere citati e, ovviamente, visti. Gli sceneggiatori Ted Tally, di cui si ricorda Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs, 1991), e Peter Craig noto soprattutto per Hunger Games: il canto della rivolta Parti 1 e 2 (The Hunger Games: Mockingjay – Parts 1 and 2, 2014/2015) diretti da Francis Lawrence, hanno preso spunto dal libro di Doug Stanton per raccontare la loro storia in cui la missione dei 12 volontari è solo parte del film, che si sviluppa fin troppo anche sul piano familiare in cui mogli innamorate e figli da pubblicità delle merendine professano amore per un uomo che tutti pensano possa morire in missione (anche se il comandante dice: “tornerò; glie lo ho promesso”). Quasi a volere dare ancora maggiore importanza a questo aspetto familiare, il protagonista Chris Hemsworth – conosciuto soprattutto per essere stato Thor in Thor: The Dark World (2013) – è davvero sposato con la donna interpretata da Elsa Pataky e sono felici genitori di tre figli. Lo scritto era il reportage della prima missione statunitense in territorio afgano dopo l'11 settembre 2001, basato su documenti che erano stati resi pubblici dal governo degli Stati Uniti: può essere che siano stati un po’ romanzati già alla fonte. Non sappiamo come realmente si sia sviluppata l’azione, ma resta difficile pensare che 12 soldati a cavallo siano riusciti a controbattere i 50.000 nemici citati nei dialoghi. Oltretutto, persone che mai hanno ferito una persona di colpo diventano micidiali combattenti, genta che poco si conoscono (e alcuni con poca esperienza di missioni militari) diventano un team perfettamente affiatato che può fare tutto, soprattutto l’impossibile. A dirigere, nel suo debutto nel lungometraggio, c’è Nicholas Fuglsig, ex fotoreporter danese (ha anche fatto l’inviato di guerra) regista pubblicitario. Lo ha voluto il mitico produttore Jerry Bruckheimer che in lui ha visto non tanto l’autore da mettere a capo di un progetto importante, ma un onesto artigiano in grado di non cadere troppo nel ridicolo in un film dell’era Trump dove il patriottismo è sicuramente l’ingrediente più gradito. All'indomani dell'11 settembre 2001, dopo l'attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York, nel tentativo di restituire quanto ricevuto, l'esercito statunitense invia in Afghanistan 12 elementi – tutti volontari e motivati dal amore patrio - appartenenti alle forze speciali: il loro compito è affiancare la popolazione locale che si oppone al dominio dei talebani e in questo modo indebolire al-Qaeda. La missione si rivela quasi impossibile, perché le condizioni sul terreno sono proibitive, soprattutto a causa delle varie fazioni anti talebani che faticano ad organizzarsi per divenire una forza contro un unico, ben identificato nemico.