In un clima quasi da film del mistero in cui è immerso Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer), del greco ma, in questo caso, attivo negli Stati Uniti Yorgos Lanthimos diciamo subito che è un’opera quasi imbarazzante.
Nonostante questo il film ha ricevuto un premio importante al Festival di Cannes 2015. Il regista aveva già ampiamente diviso la critica all’epoca di Kynodontas (Canino, 2009), oggi riconferma il suo interesse per le atmosfere claustrofobiche e sanguinolente. Steven è un cardiochirurgo di fama che un giorno si è visto morire sotto i ferri un paziente. In realtà lui si era presentato al lavoro dopo aver bevuto un paio di bicchieri di troppo ed ora il figlio del defunto vuole vendicarsi sterminandogli la famiglia. Ci riuscirà costringendolo ad uccidere con le sue stesse mani il pargolo più giovane che era stato, forse anche per un suo intervento, colpito assieme alla sorella da una malattia misteriosa che lo impedivano dell’uso delle gambe. Dopo questo sacrificio la pace ritorna nella famiglia e nei rapporti fra il medico e il ragazzo, ma è una pace che gronda sangue. Metafora delle responsabilità di cui si è macchiata la ricca borghesia professionale? Accusa al costoso sistema sanitario americano di non essere in grado di curare o anche solo diagnosticare le malattie meno comuni? Francamente non ce la sentiamo di esprimerci tanto il film appare ridondante, oscuro e di difficile lettura. Resta che si tratta di uno di quei prodotti tanto misteriosi quanto ben costruiti.