Nonostante la non eccelsa qualità del film, questa produzione a medium cost ha ottenuto un forte riscontro, soprattutto negli Stati Uniti, incassando fino ad ora una trentina di milioni di dollari. Il pubblico sembra prediligere quei film in cui la paura sia creata non tanto da fantasmi e persone possedute, ma dal vicino della porta accanto – nel senso di una persona che potremmo davvero incontrare – che per un insieme di situazioni diventa un pericoloso assassino.
Forse per demonizzare quello che sta succedendo ora oltreoceano – vedi i massacri fatti da ragazzi tranquilli nelle high school – ma queste produzioni, con poche idee ma con molte situazioni che possono creare paura, sono uno sfogo contro il timore che certe cose possano davvero accadere agli inermi spettatori. Poco conta se manchi l’originalità, se ogni cosa sembra di averla già vista mille volte, ciò che interessa è ottenere la complicità del pubblico nella discesa nei meandri del terrore. Annunciato come sequel di The Strangers (2008) scritto e diretto da Bryan Bertino che si avvaleva tra gli interpreti di Liv Tyller, in realtà parrebbe un remake in cui cambia solo il numero del perone candidate ad essere uccise. Già nell'agosto 2008, dato il successo di botteghino ottenuto, fu annunciato il progetto di un sequel da girare a breve. Inizialmente il film si sarebbe dovuto intitolare The Strangers: Part 2 e avrebbe dovuto essere diretto dal francese Laurent Briet, ma poi per problemi produttivi il progetto è stato accantonato fino allo scorso anno. La scelta del britannico Johannes Roberts per la regia, dopo suoi sette titoli horror, mediocri ma che hanno avuto buona accoglienza da parte del pubblico, è corretta ma definisce da subito la scelta dei produttori di creare un film come tanti in cui tutto sia decoroso ma nulla davvero interessante. In Italia aveva ottenuto un certo successo con 47 Metri (47 Meters Down, 2017) in cui un gruppo di persone rimangono bloccate in una gabbia con cui si erano calati in profondità per fotografare squali. Qui firma diligentemente il suo compitino e ottiene dai suoi pochi personaggi il massimo che si può pretendere, considerando anche la non eccelsa qualità degli interpreti. Le case isolate fanno parte dei temi prediletti di questo tipo di film e sono sicuramente funzionali – con rumori interni ed esterni, ombre che si intravvedono e possono creare paura, luci che non dovrebbero essere accese – per creare in maniera meccanica una certa tensione. Per chi sa accontentarsi, il film può essere anche accettabile. Una famiglia trasloca a causa del comportamento ribelle della figlia adolescente che è stata espulsa dalla scuola. I genitori sperano che, allontanandosi dalla zona e frequentando una nuova scuola, possano rendere più malleabile la ragazza. Tuttavia, lei non accetta questa scelta che è contestata anche dal fratello maggiore costretto anche lui a un cambiamento di luoghi ed amici. Arrivano al villino offerto loro dagli zii, un appartamento sito in un desolato complesso abitativo in una località boschiva dove, probabilmente, sono soli. Mentre stanno sistemandosi, sentono bussare alla porta: è una ragazza che chiede se Tamara è in casa. Credono, inizialmente, che la giovane si sia sbagliata: ma così non è. Aumentano le tensioni familiari con la figlia che esce ed i genitori che le mettono alle costole il fratello per tentare di redimerla. Curiosando in un'altra casa del complesso abitativo i ragazzi trovano i cadaveri degli zii assassinati: è l’inizio di una notte di terrore in cui la posta è la sopravvivenza.