Cuba, 1992. La guerra fredda è finita, l’Unione Sovietica è crollata ed è stata sostituita dalla Federazione Russa. Nello spazio un cosmonauta sovietico continua a girare attorno alla terra, avrebbe dovuto ritornate a casa già da settimane, ma il travaglio del regime ha annullato le risorse per farlo. I tecnici fanno passare i giorni e i record involontari di durata nel cosmo, sperando in un miracolo e un piccolo miracolo si verifica.
Un insegnate d’arte cubano, a tempo perso radioamatore e amico di un collega americano, capta il segnale del naufrago suo malgrado e, nonostante gli ostacoli beceri e burocratici che non mancano nell’isola caraibica, riesce a mettere a assieme una rete che coinvolge gli americani e a fa muovere una missione mista che riporterà a terra il cosmonauta. Sergio e Sergei – Il professore e il cosmonauta (sono i nomi e le professioni dei due protagonisti della storia) del regista cubano Ernesto Daranas nasce da un fatto di cronaca, ma non mira tanto a ricostruirlo quanto a mettere in berlina le ottusità dell’apparato repressivo castrista e la morale americana che vuole gli affari prima di ogni cosa. In questo la sponsorizzazione da parte della Coca Cola della missione di soccorso con l’obbligo del salvato a magnificare i meriti della bevanda, costituisce un elemento fondante del film. Così come determinante è la rappresentazione della miseria e della paura in cui vivono i cittadini del primo paese socialista d’America e i mille modi, tutti formalmente illegali, indispensabili per sopravvivere nell’isola. In questo il film, pensato e realizzato in tempi segnati dall’Idilio fra Raoul Castro e il Presidente Barack Obama e quasi certamente oggi impossibile se collocato sotto la presidenza di Donald Trump, rilancia del mondo la fantasia e la professionalità di una fra le cinematografie più sconosciute e geniali dei nostri giorni.