Purtroppo, tutti i dubbi che erano sorti vedendo la prima parte di questo film basato su fatti legati alla vita di Silvio Berlusconi non sono scemati, anzi. Paolo Sorrentino prosegue a giocare col grottesco per cercare di dire verità scomode, forse passive di denuncia.
Per evitare questo rischio, riduce i suoi interpreti a burattini mossi dalle sue sapienti mani ma che non riescono mai ad essere protagonisti di una vicenda interessante. Il dubbio che viene è che Sorrentino abbia volutamente evitato di fare un film denuncia, ma risulta difficile sopportare i circa 200 minuti legati più a situazioni di vita privata (per modo di dire: privato nella vita di Berlusconi poco c’è) che non alla costruzione di un ritratto di un uomo, contestato fino a quanto si vuole ma che ha condizionato – e condiziona tuttora – la vita politica ed economica del Paese: Del resto, anche questi giorni hanno dimostrato quale sia il suo peso, se è riuscito ad ottenere di essere riabilitato, fatto che in molti consideravano impossibile. Le ragazze che frequentano la villa di Arcore, le feste fatte all’interno di raffinati locali notturni affittati per l’occasione, Veronica Lario che decide di lasciarlo in maniera definitiva anche se – afferma – lo ha sposato per amore. Sembra quasi una soap opera in cui si alternano situazioni conosciute od orecchiate da tutti. Difficile capire l’esigenza di realizzare un film come questo che sembra dire qualcosa ma che tace praticamente di tutte le vicende importanti. Alla fine, può sembrare simpatico, quasi una vittima sfruttata da tutti per la sua generosità. Il cinema non deve certo essere un Tribunale (anche se in altre felici situazioni ne ha fatto benissimo le veci) ma qui ogni cosa viene giustificata perché – così sembrerebbe – è un uomo sfortunato. Fosse almeno presente un taglio politico, si potrebbe sottoscriverlo o contestarlo: qui, invece, c’è solo una specie di ritratto di una persona che, alla fine delle due parti del film, non appare assolutamente definita. Tony Servillo è bravo ma sprecato: si esibisce anche in ottime interpretazioni di varie canzoni della colonna sonora, ma questo suo ulteriore sforzo serve a ben poco. Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio e Kasia Smutniak sono poco convincenti, gli altri fanno con decoro quello che la sceneggiatura loro permette. La seconda parte del film prosegue il racconto di finzione (ma con molti ammiccamenti) e narra di fatti verosimili o inventati, in Italia, tra il 2006 e il 2010. Attraverso un gruppo di personaggi votati al grottesco, si cerca di raccontare un momento storico. Si racconta di italiani divenuti suoi amici per stima o per interesse, di donne da lui usate ma che da ottenevano forse più di quello che davano, di un circo in cui lo spettacolo era sempre lo stesso ma dove cambiavano gli interpreti, salvo Lui.
