Loro è il titolo di un progetto di Paolo Sorrentino con al centro Silvio Berlusconi e i suoi accoliti. Di questa proposta, lunga oltre tre ore di proiezione, è sta presentata la prima parte (Loro1) mentre la seconda sarà nelle sale dal 10 maggio.
In queste condizioni è impossibile, oltre che ingiusto, esprimere un giudizio definitivo su un lavoro così articolato. Le uniche cose che è possibile scrivere riguardano una certa delusione per il taglio complessivo di questo primo tempo con la speranza che il secondo apporti modifiche sostanziali. Una certa insoddisfazione legata almeno a tra fattori: la dimensione non politica, ma solo personale con cui è affrontato il personaggio, il gusto eccessivo utilizzazione delle maschere per rendere verosimili e in parte riconoscibili i vari personaggi. Per quanto riguarda il primo elemento va detto subito che è bene attendere la prossima puntata, quella attuale riguarda il cavaliere costretto a ritirarsi temporaneamente dalla politica dalla sconfitta inflittagli dalla coalizione a guida Romano Prodi, prima di esprimere un giudizio. In merito all’eccesso di maschere e scenografie, ritorna una caratteristica già notata in La grande bellezza (2013) vale a dire la tendenza a far prevalere il grottesco sul tragico, pur presente. In questo caso la corte che circonda il cavaliere e veramente formata da figure che sconfinano nella macchietta. Ministri, faccendieri, donne arriviste e disponibili sembrano uscite più dal Satyricon (1969) di Federico Fellini che da una commedia all’italiana. In poche parole, la sensazione è quella di un accumulo eccessivo di materiali e di un gioco degli attori che tende più a privilegiare il grottesco che il tragico. Si può obiettare, in attesa di conferma nella seconda parte, che l’Italia dii quegli anni, così come la vede questo regista, ha tratti più pagliacceschi che tragici, ma è un’osservazione che non inficia un giudizio, sospeso, ma tendenzialmente negativo.