Claire Denis ha preso spunto dal saggio Frammenti di un discorso amoroso (Fragments d'un discours amoureux, 1977), in particolare dal capitolo Agonia, di Roland Barthes per il film L’amore secondo Isabelle.
Il libro contiene ottanta voci ordinate alfabeticamente in cui si cerca di analizzare il precorso d’amore. Sullo schermo è la storia di Isabelle, pittrice divorziata con una figlia di dieci anni, che non riesce a riempire il vuoto d’amore che è rimasto in lei dopo la separazione dall’ex-marito. Cerca di lenire questa mancanza con incontri sempre più casuali – un banchiere cinico, un attore nevrotico, un geometra, il ritorno momentaneo di fiamma con l’ex-consorte – ma tutto è inutile e, alla fine cadrà nelle grinfie di un ciarlatano (un debordante Gérard Depardieu) tanto prodigo di frasi fatte quanto avaro o incapace di vere soluzioni. È il classico film di cui gli autori francesi sono maestri: pieno i dialoghi sofisticati e un po’cervellotici in cui la carola fa premio sulle immagini, la chiacchera sui conflitti fra i personaggi. In altro parole un lungo monologo filmato in cui la protagonista (una bravissima Juliette Binoche) ha modo di dare sfogo a tutta la sua maestria attoriale. Come dire un cinema vecchia maniera, ma molto piacevole per compattezza professionale e intelligenza.