François Ozon è fra gli autori più prolifici del cinema francese. Dall’esordio, nel 1998, ha firmato ben diciotto film spesso a distanza di un solo anno l’uno dall’altro.
Frantz, ad esempio è stato presentato nel 2016 alla Mostra di Venezia, dove ha ottenuto il premio Marcello Mastroianni per un’attrice emergente andato alla tedesca Paula Beer. Ora è seguito da questo Doppio Amore, una sorta di thriller psicologico con al centro la figura di una giovane donna, Chloé, incerta nell'amore fra due fratelli gemelli entrambi psicoterapeuti. Il finale, moderatamente a sorpresa, segnala come il tema del doppio non sia negli uomini, ma nella donna stessa le cui turbe nascono dalla convinzione di essere la responsabile della morte di una sua gemella la cui esistenza ci è rivelata a poche sequenze dalla fine. Per arrivare a questo approdo passano quasi due ore costellate di nudi, scene di sesso, immagini scostanti fra cui un paio di organi genitali femminili ripresi con inquadrature ginecologiche. Va bene che uno dei quadri di maggior rottura della pittura francese, L'origine du monde (L’origine del mondo, 1866) di Gustave Courbet (1819 –1877), contiene proprio un sesso femminile, ma non sembra che il regista abbia voluto rifarsi ad un precedente tanto illustre, quanto scioccare il pubblico senza troppa fatica. In altre parole, il cineasta si conferma abile costruttore di storie apparentemente anticonformiste, in realtà perfettamente inserite nel catalogo dei materiali più ovvi.